Dure sul fronte russo le reazioni alla conferma dell'esclusione dalle competizioni degli atleti della federazione di atletica leggera da parte della IAAF, decisione che impedirà la partecipazione alle olimpiadi di Rio de Janeiro dell'agosto prossimo.

"L'esclusione non è giusta. La Russia non approva violazioni delle regole dello sport, soprattutto quando si tratta di doping, e non si darà per vinta.", ha dichiarato lo stesso Putin, preannunciando incontri con esponenti della WADA, l'agenzia mondiale anti-doping, e del Comitato olimpico internazionale.

A sua volta il ministro dello sport Vitaly Mutko si è rammaricato del fatto che persone pulite, che hanno lavorato duramente, siano trattate alla stregua di quanti sono stati effettivamente colpevoli.

Secondo Tatjana Lebendewa, campionessa olimpica di salto in lungo nel 2004 ed ex-vice presidente della federazione russa di atletica, "la politica ha trionfato sullo sport".

Ancora più dura ed esplicita la reazione della stella dell'atletica russa, la saltatrice con l'asta Yelena Isinbayeva (nella foto), due volte campionessa olimpica, che, in merito alla decisone della IAAF, ha parlato di violazione dei diritti umani, di discriminazione del popolo russo ed ha annunciato un ricorso alla Corte europea per i diritti umani.

Difficilmente la decisone della IAAF poteva essere diversa da quella annunciata venerdì scorso a Vienna dal suo presidente, Sebastian Coe. Infatti, l'ultimo rapporto della WADA, diffuso mercoledì scorso, lascia intendere come poco o nulla sia cambiato negli ambienti sportivi russi. E' stato impossibile effettuare ben 736 controlli anti-doping per ostacoli frapposti dagli stessi atleti, che non si facevano trovare o tentavano di manipolare i campioni da esaminare, e da agenti del servizio di sicurezza FSB.

Intanto si fanno sempre più insistenti le voci secondo le quali alcuni fra i migliori atleti russi potrebbero comunque prender parte alle olimpiadi di Rio sotto la bandiera del CIO, una proposta già avanzata nel novembre dello scorso anno dallo stesso ministro dello Sport Mutko. Tutto dipenderà dal possibile accordo fra IAAF e CIO.

Se ne discuterà certamente a Losanna, dove martedì prossimo 21 giugno si terrà il cosiddetto Summit Olimpico, in cui si discuterà fra l'altro anche dell'opportunità di escludere altre federazioni sportive, oltre a quella di atletica leggera, dai giochi di Rio, se non addirittura la Russia stessa.

Sono in molti ad essere convinti che quanto accaduto nel settore dell'atletica sia in realtà pratica comune anche in altri sport, dal momento che sembra proprio trattarsi di un'operazione coordinata dal comitato olimpico russo, ed indirettamente dallo stesso governo, per migliorare l'immagine del paese attraverso i successi sportivi.

Del resto l'attuale presidente del comitato olimpico, Alexander Schukow, è uomo di Putin, del cui partito è uno dei principali esponenti, oltre ad essere vice presidente della Duma. La nomina di Schukow è avvenuta subito dopo la disastrosa partecipazione della Russia alle olimpiadi invernali di Vancouver del 2010 e, nel giro di soli quattro anni, tutto è cambiato completamente, con la Russia in testa al medagliere nei giochi di Soci del 2014.

Di più si saprà il 15 luglio, giorno in cui è prevista la pubblicazione del rapporto dell'avvocato canadese Richard McLaren incaricato di indagare per conto della WADA.