L'Istat ha rilasciato i dati relativi all'occupazione per il mese di settembre. Ad una prima lettura il dato appare positivo considerando che, rispetto ad agosto 2016, si registra una crescita degli occupati del +0,2%, corrispondente a +45 mila unità. Incremento che, oltretutto, riguarda l'occupazione maschile, quella femminile e interessa tutte le classi di età.

Però, questa impennata di settembre, riguarda solo i lavoratori indipendenti che sono cresciuti di 56 mila unità, mentre si registrano cali tra i dipendenti a termine e la stabilizzazione di quelli permanenti.

Il dato di settembre, pertanto, porta a far pensare ad un ritorno alla partita iva e alla microimprenditoria. Non un segnale incoraggiante per il sistema produttivo italiano: se le aziende non assumono, significa che nuovo lavoro non c'è, perché non c'è bisogno di nuova manodopera.

Difficile pensare alla crescita. In questa situazione, parrebbe che la gente crei piccole nuove imprese e prenda una partita iva per riuscire a trovare fonti di reddito autonome.
Ma questa è solo un'interpretazione dei dati forniti dall'Istat.

Le note positive sono rappresentate dal fatto che nel periodo luglio-settembre si registra una sostanziale stabilità degli occupati rispetto al trimestre precedente; mentre segnali di crescita si rilevano per i lavoratori dipendenti, sia permanenti sia a termine e le persone di 50 anni o più, mentre, in questo caso, diminuiscono in modo significativo gli indipendenti.

Riportato su base annua, il dato di settembre indica un aumento del numero di occupati del +1,2% rispetto al 2015, pari a +265 mila.

In questo caso, la crescita è attribuibile quasi esclusivamente ai dipendenti permanenti con un +264 mila unità, concentrandosi principalmente tra gli over 50 (+384 mila). Sempre nel raffronto settembre 2015-2016 calano gli inattivi del -3,6%, pari a -508 mila unità, e aumentano i disoccupati con +3,4%, equivalente a +98 mila unità.