Le amministrative 2017, almeno per quanto riguarda il PD, hanno contribuito a rimarcare ciò che per molti era già chiaro da tempo. Il partito di Renzi con la sinistra non ha nulla a che vedere.

Dopo vari tentativi di far comprendere al segretario l'anomalia di un partito che si definisce socialista ma fa cose di destra, un gruppo di parlamentari ha tolto il disturbo ed ha costituito in Parlamento il gruppo che fa capo al nuovo movimento Articolo 1 - MDP.

Alcuni che la pensavano allo stesso identico modo dei deputati di MDP sono invece rimasti all'interno del partito (Orlando, Cuperlo, Emiliano...), provando a scalzare Renzi dalla segreteria, ma senza successo. Dopo aver vinto di nuovo il congresso del Partito Democratico, Renzi, nonostante le dichiarazioni, non ha cambiato rotta e non ha neppure allargato la base di ascolto all'interno del partito.

Pertanto, dopo essersi impossessato del PD per la seconda volta, Renzi continua a detenerne le redini e a plasmarne la struttura a sua immagine e somiglianza. Dal punto di vista politico, nulla da dire. Ma se questo modo di agire garantisce a Renzi il pieno controllo del PD sia in Parlamento che nelle strutture a livello periferico, non può però costringere chi prima votava un partito di centrosinistra a continuare a votare un partito che in molti - e sempre di più - adesso percepiscono come di centrodestra.

Questa, in parole povere, l'analisi che la minoranza non renziana del PD ha fatto delle amministrative 2017. Così, prima il ministro Orlando, poi Gianni Cuperlo, hanno invitato il segretario a correggere i propri errori.

Naturalmente, la risposta a Cuperlo e Orlando è arrivata a stretto giro di posta, ricordando che il congresso si è già svolto da poco ed è inutile riaprirne un altro.

Risultato? Una parte minoritaria del partito vuole rifare il centro sinistra trovando delle intese su un programma comune da condividere con l'area di sinistra-sinistra rappresentata da Pisapia. La segretria Renzi, invece, vuole continuare sulla linea pro confindustria, anti sindacati, che vede nella legge proporzionale la "scusa" per fare un governo d'alleanza con Forza Italia.

Entrambe le posizioni, in ogni caso, contribuiranno ad un unico scopo: alle prossime politiche la sinistra non sarà rappresentata. E naturalmente ci sarà pure qualcuno all'interno del PD che si meraviglierà dell'astensionismo.