Vincenzo Boccia, salernitano classe 1964, è un imprenditore di un'azienda che si occupa di Arti Grafiche. Dopo aver ricoperto diversi ruoli come rappresentante degli imprenditori all'interno di Confindustria, a marzo 2016 viene designato come nuovo presidente in sostituzione di Giorgio Squinzi.

Questa mattina, Boccia, nella sua prima relazione, ha tracciato la linea di Confindustria nell'Assemblea Pubblica che si è tenuta nell'Auditorium Parco della Musica di Roma alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, davanti a oltre duemila imprenditori, oltre ai rappresentanti di altre istituzioni.

Indicato come allineato alla linea del governo Renzi, ma non è una novità che un presidente di Confindustria sia favorevole al Governo di turno chiunque lo rappresenti, Boccia si è espresso a favore della nuova riforma costituzionale.

«Per noi le riforme non hanno un nome, ma un oggetto. Non conta chi le fa, ma come sono fatte. E se noi le condividiamo, le sosteniamo. Le riforme non sono patrimonio dei partiti, ma di tutti i cittadini. E quindi anche nostro. Appartengono alla nostra storia di Confindustria fin dagli anni Novanta.
Le riforme sono la strada obbligata per liberare il Paese dai veti delle minoranze e dai particolarismi, che hanno contribuito a soffocarlo nell’immobilismo. Le riforme possono inaugurare una grande stagione della responsabilità, nella quale chi governa sceglie e prende decisioni e il consenso si misura sui risultati.
Confindustria si batte fin dal 2010 per superare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione. Con soddisfazione, oggi, vediamo che questo traguardo è a portata di mano. La nostra posizione e le conseguenti azioni sul referendum verranno decise nel Consiglio Generale convocato per il 23 giugno. Una democrazia moderna prevede che chi si oppone a una riforma, a un governo o a una misura avanzi proposte alternative subito praticabili e non usi l’opposizione solo per temporeggiare.»

L'affermazione finale è alquanto discutibile in base a come i lavori per il nuovo testo della Costituzione si sono svolti ed in base a quelle che sono le regole e i relativi tempi per discuterne uno nuovo... ma tant'è!

Un altro aspetto su cui Boccia ha insistito nel suo discorso è stato la bellezza, completamente in sinergia con il premier Renzi.

«Saremo lavoratori e cittadini migliori se diventiamo consapevoli di cosa sia il nostro Paese e di quale privilegio abbiamo noi tutti nel vivere in una terra dalla bellezza unica.
Bella nel suo paesaggio, storico e naturale. Bella nei suoi prodotti e nel suo stile di vita. Secoli di storia hanno plasmato una bellezza diffusa, che è la vera ricchezza dell’Italia.
Le nostre imprese sono alfieri di qualità e di bellezza nel mondo. Il nostro Paese suscita ovunque un sentimento di amore. Ci attrezzeremo per accogliere i visitatori da tutto il mondo con un’offerta all’altezza delle aspettative, che unisca servizi e prodotti, facendo leva sul marketing e i marchi e su quel Brand Italia dall’enorme potenziale. La nostra industria del turismo può essere volano e moltiplicatore di sviluppo.»

Ma, di certo, Boccia non ha dimenticato di dare indicazioni su temi pratici relativi alla vita delle imprese, cominciando dalla contrattazione, la cui discussione periodicamente accende le polemiche con i Sindacati, con il Governo arbitro schierato dalla parte di Confindustria.

«Non vogliamo giocare al ribasso: vogliamo una più alta produttività per pagare più alti salari.
Abbiamo messo in moto il cambiamento nella contrattazione con gli accordi interconfederali degli anni passati: questi devono costituire la base per andare oltre.
Per questo motivo, avevamo chiesto ai sindacati di riscrivere insieme le regole della contrattazione collettiva.
Vi erano tutte le condizioni per farlo e favorire così un processo di decentramento della contrattazione, moderno e ordinato, come sta accadendo in Europa.
A malincuore, abbiamo accettato la decisione delle organizzazioni sindacali di arrestare questo processo per dare precedenza ai rinnovi dei contratti collettivi nazionali nel quadro delle vecchie regole, lasciando così ai singoli settori il gravoso compito di provare a inserire elementi di innovazione. Adesso non si può interferire con i rinnovi aperti. Quando riprenderemo il confronto, avremo come bussola lo scambio “salario/produttività” e sarebbe opportuno che le nuove regole fossero scritte dalle Parti Sociali e non dal legislatore.»

La vicinanza di Boccia alle scelte future delle politiche del Governo, o di quelli a venire, è stata resa palese dal seguente passaggio, in cui il nuovo presidente di Confindustria ha anticipato il nuovo modello di welfare per l'Italia.

«I mutamenti sociali degli ultimi decenni sono evidenti a tutti: gli italiani sono sempre più anziani, i nuclei familiari più fragili, le esigenze di salute in aumento. Conciliare lavoro e vita privata è puro equilibrismo. Come sanno le colleghe imprenditrici sedute qui in sala, che lavorano e accudiscono i figli, tenendo le redini di casa e azienda. Spesso, sono più capaci di riconoscere nei collaboratori la loro stessa fatica e di intuirne le esigenze. Alla luce di questi cambiamenti sociali, e consapevoli che lo Stato andrà via via restringendo il proprio raggio di azione nelle politiche sociali, il welfare aziendale rappresenta per noi una grande sfida. L’abbiamo già fatta nostra. Su questa strada dobbiamo proseguire.»