Se siamo stati chiamati a discutere questa modifica è per sancire il fallimento della legge sul consumo di suolo tanto declamata da Maroni e dai suoi. Lo sapevamo che sarebbe finita così e lo avevamo denunciato per tempo, perché quella legge era basata su di un modello di sviluppo ormai superato, incentrato sullo sfruttamento intensivo del suolo. Siamo tutt'ora convinti che in Lombardia si potesse ambire a una legge più ambiziosa. La modifica mette una pezza alla legge 31 del 2014, dando la possibilità ai comuni di rimettere mano alla programmazione territoriale ed urbanistica, mantenendo però non superiore a zero il "Bilancio ecologico del suolo". In altre parole, sarà possibile per i comuni tornare a fare varianti ai piani di governo del territorio ma essi non potranno aumentare, mentre potranno diminuire, le aree edificabili del proprio territorio. La legge del 2014, paradossalmente, glielo impediva. Mantenendo un giudizio negativo molto forte della legge madre, per rispetto ai comuni non abbiamo votato contro. È un astensione sul merito della modifica, che era inevitabile, ma rimane la critica netta.