Sabato 27 maggio, la Commissione Bilancio della Camera che era riunita per discutere la conversione in legge del decreto-legge 24 aprile 2017, la cosiddetta manovrina, ha approvato un emendamento che reintroduce i voucher. Lo hanno votato Forza Italia, Ap, Scelta Civica, Lega e naturalmente anche il PD, ma non all'unanimità perché i deputati della corrente di Andrea Orlando non hanno partecipato alla votazione.

Quindi, il governo - considerando anche la dichiarazione di ieri della ministra dei rapporti col Parlamento Finocchiaro - ed il partito di maggioranza in Parlamento, dopo aver abolito i voucher perché gli italiani non potessero esprimersi in merito sul referendum promosso dalla Cgil, li reintroducono, seppur con dei limiti rispetto a prima.

Pertanto, una presa in giro, anzi una vera e propria truffa.

Anche un esponente PD non appartenente all'ortodossia renziana, come Gianni Cuperlo, ha scritto un post critico nei confronti del governo e della maggioranza del proprio partito:

«Più o meno le cose stanno così. A marzo il governo ha deciso con un decreto di abrogare integralmente i voucher. Lo scopo era evitare un referendum sulla materia promosso dalla Cgil e sottoscritto da oltre un milione di cittadini.

A chi – anche da sinistra – segnalava con qualche stupore che quella decisione andava ben oltre le stesse richieste di revisione e limitazione dello strumento si replicava che la strada era quella giusta e che in tempi successivi si sarebbe affrontata la questione in un confronto aperto alle forze sociali.

[...]

Esiste poi un tema di metodo: se tu governo togli i voucher tout court per evitare un referendum che temi di perdere, non puoi reintrodurre lo strumento con un emendamento alla manovra correttiva dei conti pubblici e farlo senza uno straccio di tavolo con chi quel referendum aveva promosso. Soprattutto non puoi estendere quello strumento anche a imprese fino a 5 dipendenti con l’effetto che fai rientrare dalla finestra quello che avevi fatto uscire dalla porta. Tanto più che rispetto alle imprese non esiste un vero vuoto normativo. Piacciano o meno ma strumenti contrattuali diversi e flessibili già ora esistono.»

E da sinistra, Articolo 1 - MDP, rinnova le dichiarazioni di sfiducia verso il provvedimento e verso il governo, confermando la volontà di togliere la fiducia a Gentiloni. Questa la dichiarazione di Francesco Laforgia, capogruppo alla Camera:

«Il Pd ha scelto di consumare l’ennesimo strappo. In barba a milioni di Italiani che volevano esprimersi in un referendum, ha prima fatto saltare quel passaggio democratico e poi ha reintrodotto, con una forzatura inaccettabile, i voucher anche per le imprese. Non voteremo la fiducia e il Pd dovrà spiegare a milioni di Italiani le ragioni di una scelta irresponsabile sul merito e sul piano del funzionamento democratico delle istituzioni.

Dovrà anche spiegare perché ha deciso di sabotare questa legislatura. Il gioco del cerino non funziona più. Il Pd ha deciso di recitare il “de profundis” al Governo per assecondare il desiderio di Renzi di andare al voto. Dispiace che si sia scelto di farlo usando i voucher e reintroducendo con un colpo di mano uno strumento di precarietà senza coinvolgere le parti sociali

La manovrina, infatti, verrà votata con la fiducia alla Camera, dove non ci sono problemi di numeri, e probabilmente con lo stesso metodo anche al Senato, dove invece i numeri per la maggioranza sono più risicati e MDP è determinante.

Il Governo è a rischio? teoricamente sì, ma non ci sarebbe da meravigliarsi se in soccorso di Gentiloni accorresse di nuovo Forza Italia. E non sarebbe un'assurdità, in fondo si tratterebbe di anticipare ciò a cui aspira Renzi per la prossima legislatura: governare insieme a Berlusconi. E sarebbe del tutto naturale, dato che i provvedimenti del Partito di Renzi sono statgi finora gli stessi che avrebbe licenziato Forza Italia.