Probabilmente il prossimo 22 ottobre, Lombardia e Veneto, congiuntamente, chiederanno ai propri residenti di votare un referendum per ottenere una maggiore autonomia.

Questo referendum, secondo il piano originale di Zaia, avrebbe dovuto chiedere ai veneti se volessero o meno l'indipendenza dall'Italia o volessero o meno mantenere almeno l'80% delle loro entrate fiscali.

La Corte Costituzionale gli ha fatto sapere che simili quesiti erano inammissibili. Ma non per questo Zaia ha rinunciato all'idea. Così, sulla base dell'articolo 116 della Costituzione, ai veneti verrà chiesto genericamente se desiderano avere ulteriori e particolari condizioni di autonomia, come, esempio, in materia di istruzione, ma prospettando comunque che l'obbiettivo finale sarà poi quello di raggiungere in futuro una vera e propria autonomia fiscale.

Oltre al Veneto, lo stesso giorno voterà anche la Lombardia, sempre sullo stesso quesito.

Secondo i presidenti di Veneto e Lombardia, Zaia e Maroni, le cui due regioni generano una buona fetta del PIL nazionale, la quota di fiscalità da restituire allo Stato è la chiave di tutto il contendere.

In senso pratico, il voto avrà un valore relativo. Invece, dal punto di vista politico, il risultato, specialmente in caso di affluenza e successo, potrà essere utilizzato come traino per le politiche del 2018, anche per focalizzare il target elettorale della stessa Lega Nord - a cui Zaia e Maroni appartengono -che l'attuale segretario Salvini sta disperatamente cercando, senza però grandi risultati, di trasformare in un partito nazionale, basato oltretutto sulla sua immagine.