Il dato è molto semplice nella sua drammaticità: gli infortuni sul lavoro tornano a crescere. Nei primi sette mesi del 2017, in base a quanto reso noto dall'Inail, vi è un aumento degli infortuni (+1,3%) e un aumento dei morti sul lavoro pari al +5,2%, che corrispondono a 29 persone in più decedute rispetto allo scorso anno. Era da un quarto di secolo che non si registrava un aumento di entrambi gli indicatori

Da capire se il dato possa essere spiegato e "digerito" con il fatto che, rispetto agli anni scorsi, vi è una ripresa dell'economia che, portando ad un aumento dell'occupazione, abbia come conseguenza anche l'aumento degli infortuni.

Il fatto che Lombardia ed Emilia Romagna facciano registrate, rispetto alle altre regioni, una maggiore ripresa economica ed un maggiore aumento del numero degli infortuni lo dimostrerebbe. Ed a conferma ci sarebbe anche il dato del mezzogiorno, dove l'occupazione non è cresciuta e gli infortuni sono calati.

Ma bisogna tenere in considerazione anche altre eventualità come, specie al Sud, il livello di lavoro nero è ancora molto elevato ed anche questo spiegherebbe la diminuizione del numero degli infortuni, visto che sarebbe maggiore il numero di chi avrebbe interesse o necessità di denunciarli.

Quello che è sicuro, però, è che le ultime riforme pensionistiche hanno inciso notevolmente sui dati relativi agli infortuni. Infatti, circa duemila degli infortuni in più hanno riguardato persone dai 60 ai 69 anni. Anche questo dato può essere difficile da analizzare, perché si potrà sostenere che aumentando il numero di lavoratori in quella fascia di età, aumentano anche statisticamente le possibilità degli infortuni.

Però, non si può neppure escludere che tali infortuni siano causati anche proprio dall'età stessa dei lavoratori... e dovuti a stanchezza, scarsa capacità di reazione o ad altri fattori legati in qualche modo all'età.

Ma questi problemi non sembrano trovare spazio nei dibattiti pubblici, dove parlamentari e politici si congratulano a vicenda per aver risparmiato nuovi soldi dalle pensioni ed aver scambiato i posti di lavoro, pagati con stipendi al limite della sopravvivenza, con minori tutele e minori garanzie.