Martedì 17 ottobre, la Fondazione Migrantes ha presentato a Roma la XII edizione del Rapporto Italiani nel Mondo, relativo agli italiani residenti all'estero. Al 1 gennaio 2017, il numero di coloro che sono iscritti all’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) è di 4.973.942,che rappresenta l’8,2% degli oltre 60,5 milioni di quelli residenti in Italia alla stessa data.

Quelli riassunti di seguito sono i numeri per l'intero anno 2016 rilevati in base all'Aire.

Gli italiani che hanno espatriato sono stati 124.076 (+16.547 rispetto all’anno precedente, +15,4%), di cui il 55,5% (68.909) maschi. Il 62,4% sono celibi/nubili e il 31,4% coniugati/e.

Oltre il 39% di chi ha lasciato l’Italia nell’ultimo anno ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni (oltre 9 mila in più rispetto all’anno precedente, +23,3%); un quarto tra i 35 e i 49 anni (quasi +3.500 in un anno, +12,5%). Le partenze – secondo i dati raccolti - non sono individuali ma relativi all'intero nucleo familiare, ristretto però a genitori e figli, mentre i "nonni" rimangono a casa.

C'è poi un 9,7% di chi emigra che ha tra i 50 e i 64 anni. Sono i tanti “disoccupati senza speranza” tristemente noti alle cronache del nostro Paese poiché rimasti senza lavoro in Italia e con enormi difficoltà di riuscire a trovare alternative occupazionali concrete per continuare a mantenere la propria famiglia e il proprio regime di vita. Le donne sono meno numerose in tutte le classi di età ad esclusione di quella degli over 85 anni (358 donne rispetto a 222 uomini): si tratta soprattutto di vedove che rispondono alla speranza di vita più lunga delle donne in generale rispetto agli uomini.

Chi ha lasciato l'Italia nel 2016, per lo più si è trasferito in Europa, mentre come secondo continente scelto vi è l’America Settentrionale.

Il Regno Unito, con 24.771 iscritti, registra un primato assoluto tra tutte le destinazioni, seguito dalla Germania (19.178), dalla Svizzera (11.759), dalla Francia (11.108), dal Brasile (6.829) e dagli Stati Uniti (5.939).

Ma quali sono le regioni da cui gli italiani sono emigrati? È la Lombardia ad essere in testa con quasi 23 mila partenze, seguita da Veneto (11.611), Sicilia (11.501), Lazio (11.114) e Piemonte (9.022). Il Friuli Venezia Giulia è l’unica regione con meno partenze: (-300 friulani, -7,3%).

A livello provinciale le partenze dell’ultimo anno, registrano, accanto alle città più popolose come Roma, Milano, Torino e Napoli, contesti locali minori come la città di Brescia (oltre 3 mila partenze). Nuova entrata, ultima tra le prime 10 province, Varese (2.289 partenze nell’ultimo anno).

Commentando questi dati, la Fondazione Migrantes afferma che, a causa dello stato generale di recessione economica e culturale in cui si trova il nostro Paese, la migrazione per gli italiani è diventata, come in passato, una valvola di sfogo, ciò che potrebbe permettere di trovare una sorte diversa rispetto a quella a cui si è destinati nel territorio di origine. Così intesa, la mobilità – da ormai diversi anni – diventa unidirezionale, dall’Italia verso l’estero, con partenze sempre più numerose e con ritorni sempre più improbabili.

Il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Guerino di Tora, è intervenuto durante la presentazione del Rapporto affermando che «il tempo dell’instabilità, economica, geopolitica e la precarietà creano la necessità di trovare risorse altrove, personali ed economiche. La libertà di partire, però, non deve negare la libertà di restare o di ritornare nella propria patria.

Purtroppo però sono tanti i giovani italiani che oggi non riescono a rientrare. Sono in tanti a sperimentare un percorso verso l’estero di sola andata con la speranza del ritorno, ma che non è accompagnata da una volontà di valorizzare risorse e competenze, acquisite in Italia e all’estero, mettendole al servizio di un Paese che ha urgente bisogno di essere rilanciato, svecchiato, ricostruito», indicando - neppure tanto implicitamente, la mala gestione della cosa pubblica da parte della politica alla base del fenomeno.

Quindi, come ha ricordato il direttore della Fondazione Migrantes don De Robertis, «l’emigrazione italiana è tutt’altro che un capitolo chiuso della nostra storia, è una realtà attualissima e in continuo mutamento. Ricordo lo stupore con cui il consiglio pastorale della mia Diocesi, Bari, ha appreso, da mons. Giancarlo Perego, allora direttore della Migrantes, che attualmente per ogni immigrato presente in Puglia c’erano tre pugliesi emigrati all’estero!

Ma le nostre televisioni ogni giorno ci presentano solo scene di arrivi, mai delle nostre partenze!»