Sembrerebbe che in Rai sia in corso una campagna sistematica per dare addosso al povero Alex Schwazer.

La sospensione di otto anni che gli è stata comminata nei giorni scorsi è parsa eccessiva un po' a tutti, soprattutto per alcune innegabili "stranezze" che hanno caratterizzato l'intera vicenda.

Il solo fatto che un'analisi risultata negativa a gennaio sia ripetuta a maggio sullo stesso campione è quanto meno insolito. A questo va aggiunto che la provetta non era anonima, come richiede la procedura e che la Iaaf, la federazione internazionale, ha negato la possibilità di effettuare un test del DNA per escludere l'eventuale manomissione del campione. Inoltre, anche un marciatore disonesto non userebbe mai le sostanze rinvenute, semplicemente perché, data la tipologia dello sforzo, non migliorerebbero le sue prestazioni. Si direbbe che qualcuno ce l'abbia con Schwazer o con il suo preparatore Donati (insieme nella foto).

E' ragionevole avere qualche perplessità, dunque, e molti italiani ce l'hanno. Tranne i giornalisti di Rai Sport, che non si lasciano mai sfuggire l'occasione di attaccare il povero ormai ex-marciatore, con toni che non hanno mai usato nemmeno quando si venne a sapere che Armstrong aveva vinto tutti quei Giri di Francia grazie al doping.

Ieri, nell'arco di poche ore ne ho sentite due di queste perle di saggezza: una elargitaci da Riccardo Cucchi su Radio1 e l'altra, ancor più virulenta, di Franco Bragagna, il commentatore televisivo delle gare di atletica.

Il conduttore della trasmissione Radio1 Musica, un certo Ciccio (Giacomo Valenti ?) si è collegato con il Cucchi a Rio e, facendosi interprete di molti messaggi ricevuti da ascoltatori che, sorpresi dalla condanna di Schwazer, volevano saperne di più, ha chiesto un commento al giornalista.

Cucchi (sopra) non si è fatto pregare e, premettendo che la sua opinione avrebbe potuto sorprendere, ha detto che ci sono stati molti gradi di giudizio (li ha visti solo lui), durante i quali Schwazer ha potuto portare le sue ragioni, che evidentemente non sono state sufficienti, quindi giusto che sia stato sospeso. Punto, la vicenda finisce lì. Anzi c'è da ringraziare il TAS che ha mostrato la massima disponibilità, andando perfino a Rio, in modo da permettergli, in caso di assoluzione, di partecipare alle gare. Peccato, diciamo noi, che non abbia mostrato la stessa disponibilità nel prendere in considerazione le anomalie nelle procedure con cui sono state fatte analisi e controanalisi.

La risposta di Cucchi è stata così dura e perentoria, che anche il povero Ciccio ne è rimasto meravigliato e ha cercato, con qualche frase di circostanza, di raddrizzare un po' le cose, consapevole che le espressioni del giornalista erano state di una durezza immotivata.

Nel pomeriggio, sempre di ieri, ho casualmente dato un'occhiata all'atletica in tv e mi sono imbattuto in una tirata del telecronista Bragagna (foto sopra) che, ad un certo punto, senza che nessuno gliene avesse dato motivo, ha cominciato ad inveire con toni violenti prima contro Schwazer e poi contro un digerente della federazione, che aveva osato rilasciare alcune dichiarazioni in difesa dell'atleta.

Bragagna ha esordito affermando che stranamente in questa vicenda si sono sentite più le ragioni della difesa che quelle dell'accusa, come dovrebbe avvenire di solito. Se lo dice lui... C'è da chiedersi perché gli stia così a cuore l'accusa, su cui, in realtà, non c'è da dire molto, anche perché gli stessi accusatori nulla hanno detto, salvo portare i risultati della seconda analisi e impedire ulteriori verifiche del campione.

Ma il pezzo forte di Bragagna è stato l'attacco a spada tratta contro Bruno Cappello (nella foto sopra), presidente del Comitato FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera) Alto Adige e presidente della società per cui Schwazer e il suo tecnico Donati sono tesserati. Cappello un paio di giorni fa ha inteso rilasciare una dichiarazione in merito alla sentenza, in cui fra l'altro afferma:

"La notizia di ieri sera sulla squalifica di Alex Schwazer è arrivata come una mazzata di quelle potenti, ... Un progetto, quello messo in piedi da Donati ed Alex, che era nato con l’obiettivo di contribuire ad esaltare l’atletica pulita ... Questa sentenza ... finisce per essere un progetto contro lo sport: ne esalta i lati più negativi e più sporchi che convivono con esso e mette in risalto gli intrallazzi più immorali e più lerci in esso saldamente radicati ..."

Ci sarebbe stato da rallegrarsi che, finalmente, qualcuno della federazione avesse sentito la necessità di difendere un suo atleta. Che lo abbia fatto Bruno Cappello è anche comprensibile, dato che ha seguito da vicino la preparazione e il ritorno alle gare del suo atleta.

Ma non per Bragagna, che ha letto con sdegno le dichiarazioni di Cappello, aggiungendo che un dirigente federale non può permettersi assolutamente di usare quelle espressioni. Alla fine, non contento, ne ha chiesto perfino la radiazione.

Ora i casi sono due. O i giornalisti sanno qualcosa di questa storia che a noi non hanno raccontato, mancando al loro dovere di informazione. Oppure, dai piani alti, hanno ricevuto la precisa indicazione di screditare la figura di Schwazer.

La seconda ipotesi sembra la più probabile. Diversamente non si riesce a spiegare una campagna così ben orchestrata, con attacchi così veementi da parte di giornalisti, che si sono sentiti in dover di dire la loro sul caso, anche senza un pretesto, come nel caso di Bragagna. In vicende con molti lati oscuri, sarebbe più opportuno sospendere il giudizio ed avere un atteggiamento neutrale.

Viene da pensare male, soprattutto alla luce del fatto che Sandro Donati, che ha seguito Schwazer nel suo ritorno alle gare e che da sempre lotta contro l'uso di sostanze dopanti nell'atletica, non è molto amato in federazione, anzi viene considerato un personaggio scomodo.

Non sarebbe da escludere che la FIDAL, in combutta con la Iaaf, si sia resa conto che, da come si sono svolti i fatti, Schwazer e Donati, agli occhi dell'opinione pubblica, ne sono usciti non come i colpevoli, ma come le vittime ed abbia deciso di esercitare pressioni sui vertici della Rai per gettare discredito sui due.

E' probabile che i giornalisti di Rai Sport, oltre ad aver ricevuto una circolare interna in cui sono stati invitati ad esaltarsi smodatamente quando un italiano vince qualche medaglia (sottolineari gli italici successi dell'era Renzi), ne abbiano ricevuta una anche in merito a Schwazer.

Del resto, già qualche giorno prima della sentenza, in una trasmissione con Franco Lauro ,Gabriele Romagnoli, dall'inizio di quest'anno cooptato alla direzione di Rai Sport per oscuri motivi, dato che di sport non risulta essersi mai occupato (forse perché fa jogging alla domenica?), si era espresso poco favorevolmente nei confronti dell'altoatesino.