«Our two parties have enjoyed a strong relationship over many years and this gives me the confidence to believe that we will be able to work together in the interests of the whole United Kingdom.»

Con queste parole, Theresa May annunciava l'accordo di governo con il Democratic Unionist Party (DUP), gli unionisti dell'Irlanda del Nord, dopo aver ricevuto l'incarico formale dalla Regina. 318 i seggi dei Conservatori, 10 quelli dell'UDP, per un totale di 328, 2 in più per assicurare la maggioranza.

Ma quello con gli unionisti non è un accordo forte. Infatti, il DUP fornirà solo quello che noi definiremmo un appoggio esterno assicurando il supporto al governo di Theresa May solo su alcune leggi chiave. Come una situazione simile potrà rafforzare la Gran Bretagna nei trattati sulla Brexit è un assoluto mistero.

Per il momento, il partito ha deciso di non dissotterrare l'ascia di guerra chiedendo alla May il conto per il disastro elettorale di cui lei è l'unica responsabile. Ma ciò non vuol dire che a breve la situazione non possa mutare. Boris Johnson sarebbe, al momento, il candidato più accreditato in predicato per la sostituzione.

Nel frattempo il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha detto di sperare che nonostante il risultato delle elezioni britanniche i colloqui per la Brexit possano iniziare quanto prima, affermando ormai non più procrastinabile la definizione delle "modalità di divorzio", in modo da delineare l'architettura delle future relazioni.