La vicenda Consip, venuta a conoscenza dell'opinione pubblica pochi giorni prima del Natale 2016, ha diversi aspetti da chiarire, aspetti autonomi e non collegati tra loro. Proviamo ad elencarli.

Uno è relativo alla responsabilità del ministro Lotti, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, in una presunta fuga di notizie che lo vede coinvolto insieme ad alcuni dirigenti del PD e ad alcuni ufficiali dei carabinieri.

Un altro è il tentativo di corruzione da parte dell'imprenditore Romeo per avere la sicurezza dell'assegnazione di una parte dei lotti di un mega appalto da quasi tre miliardi di euro.

Poi, vi è la possibilità che in tale tentativo siano coinvolti l'ex politico Italo Bocchino, il padre dell'allora presidente del Consiglio Tiziano Renzi ed il suo fedele amico, socio, collaboratore Carlo Russo.

Un altro aspetto della vicenda, infine, riguarda la conduzione delle indagini degli investigatori, in particolare carabinieri, che nel filone napoletano dell'inchiesta avrebbero sbagliato, da stabilire se ad arte o meno, l'interpretazione di alcune intercettazioni coinvolgendo nell'inchiesta, inopportunamente, Tiziano Renzi.

Già solo riassunta in questi termini, l'indagine non è certo semplice ed è evidente che i vari filoni di tale inchiesta, specialmente andando ad analizzarne i vari punti singolarmente, possono tranquillamente stare in piedi autonomamente, indipendentemente dal fatto che tra loro possano o siano logicamente collegati o collegabili.

Nel corso dei mesi si sono succeduti vari interrogatori delle persone coivolte. Negli ultimi giorni, tali interrogatori hanno riguardato di nuovo i vertici di Consip. L'8 giugno è stato interrogato Luigi Marroni, per sette lunghissime ore. Il precedente interrogatorio era avvenuto il luglio del 2016 e nell'occasione aveva tirato in ballo Luca Lotti che lo avrebbe informato dell'esistenza di un'indagine su Consip che era nata sul precedente ad Casalino e che riguardava anche l'imprenditore Romeo, con cui Casalino aveva stretti raporti.

Lo stesso Lotti, insieme a Filippo Vannoni (presidente di Publiacqua), al generale Emanuele Saltalamacchia (comandante Legione Toscana) e al Presidente di Consip Luigi Ferrara (che ha tirato in ballo il Comandante Generale dei Carabinieri Tullio Del Sette) dicono a Marroni che è sotto intercettazione. Lui fa effettuare una bonifica degli uffici in Consip, bonifica che viene scoperta dagli investigatori... e da lì l'inchiesta diventa pubblica, assumendo, pian piano vari contorni e rilievi.

Il 16 giugno il presidente di Consip Luigi Ferrara viene di nuovo sentito dagli inquirenti come testimone.

Il 17 giugno il presidente di Consip Luigi Ferrara e un altro membro del cda, Marialaura Ferrigno, decidono di dimettersi. Con l’addio di due membri su tre decade l’intero consiglio di amministrazione, compreso l'ad Marroni.

Perché da sottolineare l'addio di Marroni? Perché da alcuni giorni era iniziata, da parte del Partito Democratico una campagna su Consip intesa a trasfomare l'inchiesta addirittura in un colpo di Stato ai danni di Matteo Renzi, come spiega Mario Lavia in un articolo su l'Unità (http://www.unita.tv/focus/consip-renzi-scafarto-travaglio-colpo-di-stato/ Italia 2017: anatomia di un colpo di Stato), in cui afferma che "nel marzo del 2017 in Italia venne perpetrato un colpo di Stato: scriveranno così i libri di storia sui quali studieranno i nostri nipoti. Sarà un capitolo importante della recente storia italiana nel quale si racconterà di un tentativo di rovesciare il governo del Paese in quel momento presieduto da Matteo Renzi."

Tanta è l'enafisi della proaganda renziana nel voler promuovere la narrazione dei fatti a favere del segretario del PD che addirittura il giornalista non esista a strovolgerli, dimenticando che Matteo Renzi non è più a capo del governo dal 12 dicenbre 2016.

Ma poco importa, e tanto le persone a cui il PD si rivolge non guardano ai fatti ma alla propaganda e al tifo e a loro si può far credere di tutto raccontando ciò che si vuole senza paura di smentita. Affermare di un tentato colpo di Stato teso a mettere in crisi il governo Renzi tramite la fabbricazione di false prove è una tesi assurda, visto che Matteo Renzi non è stato indagato, che i filoni del'inchiesta sono diversi e che l'inchiesta stesa è partita da persone legate a Renzi che si sono accusate reciprocamente, tra loro. Senza alcun intervento esterno.

Ed il fatto che Tiziano Renzi sia in qualche modo implicato nella vicenda lo fa ritenere il coinvolgimento di Carlo Russo, le dichiarazioni di un esponente del PD partenopeo e le confidenze fatte dallo stesso padre di Renzi all'allora amico sindaco del comune di Rignano, cui confidò il timore che avrebbe potuto essere arrestato!

E queste sarebbero le premesse di un colpo di Stato? E tanto per gradire e ad avvalorare la tesi presso l'opinione pubblica, da parte del PD si è e sempre fatta più pressante la necessità di prendere delle decisioni a favore di coloro da cui la vicenda è partita: la scelta era tra salvare Lotti oppure Marroni. Si è scelto il primo.

Così, nei confronti di Marroni è partita, a livello parlamentare, un'iniziativa promossa da un gruppo di opposizione subito fatta propria, sorprendentemente, da quello del PD in cui si chiedeva il rinnovo dei vertici Consip, con conseguente decadenza di qualsiasi ruolo del grande accusatore Marroni all'interno dell'azienda.

Ferrara e Ferrigno si dimettono e anche Marroni, per motivi tecnici, decade e sarà ovviamnete sostituito.

In questo modo, la propaganda renziana cercherà di riadattare i fatti facendo passare tali evidenze come la dimostrazoine di una ammissione di colpevolezza per poter avallare la tesi del "colpo di Stato" e sistemare un problema reale in pura e semplice propaganda.

L'unico dubbio che rimane in questa indegna vicenda alimentata dal sempre più indegno comportamento del partito Democratico è il ruolo che decideranno di avere gli incquirenti. Faranno correttamente il loro lavoro o si adopereranno per adattare la realtà alla fandonie del Partito Democratico, che hanno per mandante e regista - quasi sicuramente - Matteo Renzi.

A seconda di come andranno i fatti, in quel caso, avremo relamente la certezza che un colpo di Stato non è stato tentato, ma che è addirittura in atto!