Nella seconda puntata di Report, con la nuova conduzione di Sigfrido Ranucci, è andata in in onda un'inchiesta sulla Coca-Cola.

È noto a tutti che si potrebbe realizzare una piccola enciclopedia con i si dice relativi agli effetti della famosissima bevanda gassata su pietre, metalli, monete e così via...

Per chiarire che cosa contenga realmente un bicchiere di Coca Cola la giornalista di Report Claudia Di Pasquale ha fatto incetta di bottiglie della famosa bevanda e di bibite prodotte dalla stessa Coca Cola acquistate in giro per il mondo dall'America all'Europa.

Successivamente, la giornalista ha trasferito il contenuto delle bottiglie etichettate in altre bottiglie anonime fornite da un laboratorio di analisi che ne ha esaminato il contenuto.

Sapete qual è stato il risultato? Che la Coca Cola e le altre bibite gassate prodotte dalla stessa azienda di Atlanta contengono solo quello che ci si aspetterebbe di trovare in una bibita gassata... ne più né meno.

Tutto qui? No, le bibite prodotte dalla Coca Cola contengono però anche una sostanza che non ci si aspetterebbe di trovare in una bibita. Il titanio!

L'analisi, infatti, ha rilevato una concentrazione minima e variabile di titatio - dai 3 ai 30 ppb o µg/L o, meglio ancora, microgrammi per litro - in tutte, ma proprio tutte, le bibite prese in esame.

Una percentuale minima, per carità, ma il fatto che sia presente in tutte le bevande significa che il suo uso deve essere legato al processo produttivo della Coca Cola.

In base a quanto riportato dallo stesso Ranucci, l'E-171, o biossido di titanio, è un additivo usato nell'industria alimentare sia come colorante sia per depurare l'acqua utilizzata in un prodotto.

L'agenzia per la sicurezza alimentare europea non ne vieta l'uso ritenendolo, al momento, un prodotto sicuro, ma forse perché non è ancora dimostrato che possa essere pericoloso, visto che consiglia di approfondire gli studi al riguardo.

L'istituto nazionale francese per la ricerca agricola, però, recentemente ha fatto una ricerca di laboratorio utilizzando il biossido di titanio su delle cavie. A queste è stata somministrata una dose che si presume sia quella mediamente ingerita da una persona nell'arco di 24 ore. Il risultato non è stato molto confortante, perché il biossido di titanio potrebbe aumentare il rischio di insorgenza di tumore al colon.

Utilizzando lo strumento social, Coca Cola ha risposto al servizio di Report che ha trattato altri aspetti dell'azienda americana, dagli approvvigionamenti, ai rapporti di lavoro, alle attività benefiche, ecc.

La risposta di Coca Cola è stata #NienteDaNascondere, come riassunto da Evguenia Stoitchkova, Direttore Generale Coca-Cola Italia e Albania, in una pagina sul sito ufficiale della società.

Meglio così. Però vista la trasparenza dimostrata, se il direttore Stoitchkova ci facesse anche sapere a che cosa serva il titanio utilizzato nelle bibite, saremmo anche più contenti, visto che è difficile pensare che possa essere utilizzato per farci diventare più... leggeri!