Questi sono i dati che descrivono l'attività di Oxfam: 70 anni di esperienza nei progetti di sviluppo in ambito rurale e nella fornitura di acqua e servizi igienico sanitari nelle zone in cui vi sono emergenze. Oxfam raccoglie 20 organizzazioni, 10.000 operatori e 50.000 volontari che lavorano a fianco delle comunità per garantire risorse e diritti, promuovendo campagne di opinione per introdurre regole più giuste che tutelino i più poveri e i più vulnerabili.

Stabilite, per chi non l'avesse conosciuta, quale siano le attività di Oxfam, l'allarme pubblicato da questa ONG è perciò da prendere sicuramente in considerazione e da diffondere il più possibile.


Da anni, i palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza sono sottoposti a condizioni di vita durissime, di cui è principale responsabile il conflitto che coinvolge Israele e Palestina. Negli ultimi tempi però, tali condizioni sono addirittura ulteriormente peggiorate.

Il motivo? Il taglio da parte di Israele del 40% dell’erogazione di elettricità nella Striscia. Una ritorsione a cui Israele aveva già in passato provveduto autonomamente. Questa volta, però, Israele sta agendo su richiesta dell'Autorità nazionale palestinese!

La richiesta è arrivata ad Israele nel mese di giugno da parte del presidente palestinese Mahmoud Abbas ed il governo di Tel Aviv l'ha messa in pratica senza alcuna difficoltà, con Netanyahu che, ipocritamente, ha potuto affermare che da parte del suo paese non vi era alcun interesse nell'aumentare la tensione a Gaza e che la questione della riduzione della fornitura di energia elettrica era solo un problema interno alla politica palestinese.

Ed effettivamente, è proprio così. Al di là o meno che Gaza sia o non sia in grado di pagare la propria fornitura di energia, all'ANP interessa unificare il governo del paese, limitando o circoscrivendo, se si preferisce, l'influenza politica di Hamas nella Striscia.

Ed a causa di ciò, due milioni di persone nella Striscia di Gaza non hanno o quasi alcun accesso ai servizi essenziali, come acqua corrente e servizi igienici e moltissimi hanno a disposizione solo 2 ore di luce elettrica al giorno.

Nell'immagine seguente, pubblicata dal quotidiano d'informazione Haaretz si ha un resoconto grafico di quella che è la situazione a Gaza.


Questo è quanto ha dichiarato Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, sull'emergenza in atto nella Striscia: «La crisi energetica a Gaza costringe centinaia di migliaia di persone al limite della sopravvivenza, dovute alle tensioni tra le autorità israeliane e palestinesi.

Questa emergenza deve essere risolta al più presto, perché a farne le spese è la popolazione "intrappolata" all'interno della Striscia, che adesso è seriamente minacciata dalla diffusione di malattie causate dalla quasi totale carenza di servizi igienici e sanitari.

Dopo la guerra nel 2014, il 50% dei centri di trattamento delle acque reflue non funzionava più. Oggi non funziona più nessun impianto. Ad agosto del 2014, 900mila persone necessitavano di acqua e servizi igienici, oggi questo numero è salito a 2 milioni.

Dopo l’ultima guerra, l’80% della popolazione viveva solo con 4 ore di elettricità al giorno, oggi la maggioranza della popolazione solo con 2.

Non c’è un nostro progetto che non sia stato condizionato dalla mancanza di energia elettrica. Senza elettricità è impossibile qualunque tentativo di ripresa: non si possono riattivare le centrali di desalinizzazione, i pescatori non possono conservare la propria merce e gli agricoltori non possono irrigare. Chi è impegnato in progetti informatici non può lavorare e le aziende sono costrette a operare tagli del personale. I costi economici e umanitari di questa crisi sono altissimi.

Anche senza la guerra, i palestinesi a Gaza subiscono un’emergenza umanitaria che non dà tregua. È vergognoso non aver agito e aver consentito che si arrivasse a questo punto, mettendo ancora di più alla prova 2 milioni di persone.»