La questione catalana ha un suo riflesso politico e mediatico anche in Italia. Certo, il primo aspetto che viene in mente potrebbe essere quello relativo al tentativo da parte della Lega di trovare un denominatore comune tra il referendum indipendentista catalano e quello consultivo del 22 ottobre voluto da Veneto e Lombardia. Le due vicende, però, sia dal punto di vista tecnico che da quello politio e culturale sono collocabili su pianeti diversi... se non addirittura su galassie diverse.

Invece, è più interessante sottolineare come i media italiani, evidentemente sollecitati dai partiti che supportano la maggioranza di governo, trattano l'argomento. Senza fare riferimento ai contenuti e ai motivi dell'indipendenza voluta dai catalani, gli "eroi" dell'informazione di casa nostra, nell'ordine, parlano di:

- referendum anticostituzionale,
- voto non valido,
- minoranza di votanti,
- arroganza di Puigdemont,
- oltre ad esaltare il re e Rajoy.

E tutto questo sarebbe dimostrato dalla manifestazione di domenica che a Barcellona avrebbe portato in piazza, addirittura, un milione circa di spagnoli. Il numero dei manifestanti che, in Italia lo sappiamo bene, viene sempre moltiplicato con valori esponenziali rispetto a quelli reali (un esempio su tutti i milioni di persone presenti ad una manifestazione della Cgil al Circo Massimo a Roma, quando in quell'area - ben che vada - ce ne entrano 300mila), secondo i giornalisti italiani dimostrerebbe che i catalani che hanno votato una settimana fa per l'indipendenza sarebbero la minoranza!

A Barcellona, domenica scorsa hanno partecipato persone provenienti da qualsiasi parte della Spagna e non solo i catalani unionisti. Inoltre, il numero di catalani - e non spagnoli provenienti da tutte le regioni del Paese - che ha votato pro indipendenza è stato di circa 2 milioni. Ma 2 milioni, fino a ieri, non era un numero maggiore rispetto ad 1 milione?

Non solo. Il 43 % di votanti con la polizia che ha impedito il voto chiudendo i seggi, sequestrando le urne e manganellando le persone non è un risultato da poco e soprattutto non è neppure un risultato da poco la percentuale che ha caratterizzato la differenza tra i catalani che hanno detto sì all'indipendenza rispetto a quelli che hanno detto no: 90% contro 10%.

E che dietro questa "campagna" ci sia lo zampino della politica (in Italia, l'esser servo è un tratto caratteristico del giornalista doc), lo certifica l'articolo del renzianissimo Stefano Ceccanti che, parlando della manifestazione di Barcellona, guarda caso dichiara, testualmente, che "le persone più “normali” scendono in piazza solo in casi estremi, quando hanno perso la speranza che le minoranze interne rinsaviscano".

Evidentemente, anche per Stefano Ceccanti 1 milione è un numero maggiore rispetto a 2 milioni! Ma, in fondo, perché stupirsi delle dichiarazioni di uno come Stefano Ceccanti? Lo scorso anno, di questi tempi, ci voleva convincere che la nuova Costituzione scarabocchiata dalla Boschi, corretta alla carlona dalla Finocchiaro e pretesa da Renzi fosse addiritttura una cosa seria!