Scade oggi il secondo tentativo di MPS di recuperare sul mercato i 5 miliardi necessari all'aumento di capitale indicato dalla BCE. Dopo il primo tentativo il 28 novembre, conclusosi il 2 dicembre 2016, MPS aveva chiesto a Consob una nuova finestra tra il 16 dicembre ed il 21 dicembre, dopo aver ricevuto dalla BCE un no per far slittare la conclusione dell'operazione di circa un mese.

Nelle prime ore del mattino, Monte dei Paschi ha rilasciato un comunicato in cui fa sapere che fino a ieri sera, le quote sottoscritte per l'aumento di capitale erano superiori a poco più di due miliardi di euro. Mancano, pertanto, altri 3 miliardi per arrivare a quota 5 miliardi e gli investitori istituzionali come il fondo sovrano del Qatar che avrebbe dovuto sottoscrivere una quota per almeno un miliardo di euro non hanno poi dato seguito alle loro promesse.

Ieri, il titolo MPS è di nuovo crollato in Borsa, quasi dimezzando il pur esiguo valore di alcuni giorni fa. A meno di miracoli epocali o di risvolti hollywoodiani in stile film di Frank Capra, sarà lo Stato a farsi carico di MPS, come forse di altre banche in analoghe difficoltà. Si ritorna alla nazionalizzazione.

Un'operazione che in altri tempi non avrebbe avuto difficoltà alcuna. Oggi, ci sarà da vedere come si pronuncerà l'Europa sulla vicenda. Finora vi è stato un curioso e poco benaugurante silenzio. Il Governo, per venire incontro alle esigenze delle banche da ricapitalizzare ha semplicemente detto che aumenterà il debito pubblico fino a 20 miliardi con l'emissione di nuovi BOT.

Il ministro dell'Economia Padoan, nell'annunciare questa via - difficile sinceramente pensare che ve ne possano essere di alternative - ha dichiarato di confidare nell'avallo dell'Europa, facendo così supporre che tanto sicuro che a Bruxelles diranno che va bene così neppure lui lo è.

Inoltre, dopo il caos di alcuni mesi fa con i sottoscrittori di bond delle 4 banche poi fallite, ci sarà da vedere a quali condizioni avverrà la nazionalizzazione e chi e per quanto saranno le penalizzazioni degli investitori.

Un ostacolo di non poco conto aspetta Gentiloni già nei prossimi giorni.

 

Un'anticipazione di quello che sarà il possibile intervento statale è stata pubblicata sul sito de Il Sole 24 Ore. L'Agenzia Reuters riassume così quanto è stato indicato.

«L'iter prevede la richiesta di aiuto da parte dell'istituto senese, un decreto del Tesoro con le garanzie sulla liquidità e un nuovo piano industriale per la ricapitalizzazione precauzionale. Naufragata l'ipotesi dell'operazione di mercato, sottolinea il quotidiano, la richiesta di aiuto pubblico consentirebbe di "sforare la scadenza del 31 dicembre". I passi successivi saranno il decreto, propedeutico alla ricapitalizzazione precauzionale, e un nuovo piano industriale.

Nell'arco di due-tre mesi, il tempo necessario a percorrere le tappe di cui sopra, Mps dovrà ottenere il via libera al piano industriale di Bce e direzione generale sulla concorrenza Ue. Di conseguenza, scatterà il burden sharing, ma non il bail-in.

L'aumento di capitale, sostiene il Sole, resterà di 5 miliardi, ma andrà fissato il prezzo della conversione forzosa per i detentori delle obbligazioni subordinate.

Per quanto riguarda le sofferenze, non è chiaro se l'azionista stato deciderà di procedere con un'unica maxi-cartolarizzazione di NPL da 27,6 miliardi di valore lordo. L'alternativa è la cessione in più tranche. Ma ci sarebbe anche l'ipotesi che Mps decida di gestire internamente o in outsourcing il recupero dei crediti.»