Fare il sindaco di Roma non è un mestiere per tutti o, ad esser più precisi, non è un incarico che a tutti è consentito di svolgere, anche se legittimati dal voto popolare. Così è stato per Marino, così è per Virginia Raggi.

Quando quest'ultima vinse le elezioni al ballottaggio sul candidato PD, il segretario presidente Matteo Renzi disse che era lei ad aver vinto e che adesso toccava a lei governare. Col senno di poi, si può dire che quello, più che un augurio, fosse una vera e propria minaccia dove il "se sarà in grado di farlo" era non detto, ma sottinteso.

Che Matteo Renzi sia un personaggio capace di tutto è un fatto. Per farsi eleggere alla segreteria del PD ha fatto ricorso a finanziamenti e supporto mediatico degni di una elezione presidenziale statunitense. Una volta conquistato il partito, non ha esitato a far fuori un proprio iscritto alla guida del Governo. Per mantenere saldamente tale incarico si è alleato con la destra e ha fatto riforme che favoriscono banche, finanza e confindustria pur affermando di esser socialista! Senza parlare delle sue innumerevoli promesse che gli hanno consentito di sostituire Pinocchio al primo posto nella classifica dei bugiardi. Chi lo ha criticato, è stato minacciato e insultato.

Quindi, è possibile che il sindaco della capitale d'Italia, città che in passato ha contribuito a foraggiare il malaffare di ogni ordine e grado, possibile candidata ad ospitare le Olimpiadi del 2024 dove i miliardi di euro si sprecheranno per giustificare la realizzazione dell'evento, non sia alle dirette dipendenze del presidente segretario Matteo Renzi? No, non è possibile.

Per questo, Virginia Raggi è nell'occhio del ciclone da quando è stata eletta. Prima sono stati i rifiuti, cavallo di battaglia perfetto per la delegittimazione delle amministrazioni locali, diventato ormai un classico da quando venne utilizzato per la prima volta a Napoli prima delle politiche del 2008. 

I rifiuti perdono slancio? Ed allora ecco un nuovo problema: le dimissioni della giunta. Dimissioni a catena o enfatizzate come tali dalla stampa.

In tutto quello che accade a Roma vi saranno anche dei contrasti all'interno dei 5 Stelle e una certa ingenuità o mancanza di furbizia o di senso del pratico da parte della stessa Virginia Raggi. Ad esempio, le dimissioni del capo di gabinetto e quelle dell'assessore al Bilancio Marcello Minenna sono state la conseguenza di un parere chiesto dal sindaco di Roma all'Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC) in merito all'incarico di Carla Raineri.

L'ANAC è presieduta da Raffaele Cantone, che da Renzi è stato nominato responsabile di qualsiasi cosa da un anno a questa parte e che con il presidente del Consiglio non può non avere un qualche legame. Nel merito, Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, ha scritto che «Raffaele Cantone ha preso un abbaglio dicendo che la nomina del Capo di gabinetto Raineri è irregolare; la scelta è avvenuta in base al potere discrezionale del Sindaco di Roma nella scelta degli organi di supporto agli organi di direzione politica. E' l'ennesimo errore di Raffaele Cantone»... ed anche di Virginia Raggi che avrebbe dovuto invece richiedere un parere al Consiglio di Stato.

Ma se alle dimissioni di membri della sua giunta, Virginia Raggi fa seguire delle nomine, ecco che un nuovo problema, all'istante, si materializza. Tocca di nuovo all'assessore all'ambiente Paola Muraro finire nell'occhio del ciclone perché, secondo quanto riportano alcuni quotidiani, Repubblica in testa, sarebbe indagata dalla Procura di Roma in un'inchiesta su traffico illecito di rifiuti, truffa e frode nelle pubbliche forniture per abuso d'ufficio e violazioni di norme sull'ambiente. L'assessore figurerebbe nel registro degli indagati da circa tre mesi, e pertanto prima della sua nomina.

Si potrebbe commentare con altro giro, altra corsa. A Roma, fintanto che a fare il sindaco è stato Marino, qualunque cosa accadesse nella capitale, pur vagamente negativa, la colpa era sempre e soltanto sua. Sostituito dal commissario Tronca, qualunque cosa sia accaduta a Roma, la colpa non veniva più addebitata al comune e alla sua mala gestione dell'amministrazione pubblica. Magicamente, il commissario Tronca non è mai stato tirato in ballo... eppure faceva le veci del sindaco! Misteri dell'informazione in Italia.

Ma forse, a ben guardare, tanto misteriosi questi misteri non sono. Prova a spiegarcelo Alessandro Di Battista su facebook:  «In Italia c'è un sindaco che amministra una città di milioni di abitanti. Il sindaco ha mentito sulle sue proprietà. Ha nominato assessore un suo socio in affari ed è stato costretto a rimuovere il suo segretario generale (dopo solo 5 giorni) perché è stato rinviato a giudizio per turbativa d'asta. Tutto questo i TG non lo dicono perché il sindaco non è del M5S ma è renziano e si chiama Sala. Quindi tutti muti. Il manovratore non va disturbato. Coraggio Virginia. Abbiamo contro tutti quanti. Chi ci vuole fuori si è mangiato Roma e vorrebbe continuare il banchetto sulle olimpiadi...»

La posizione di Di Battista è quella di un membro dello stesso movimento cui Virginia Raggi appartiene. Quindi, è una posizione di parte. Però, riflettendo su quanto sta avvenendo, è sempre più difficile credere che non abbia ragione. Infatti, quanti di voi hanno potuto ascoltare o leggere le "disavventure" del sindaco Sala su giornali, web, radio e tv?