«In questo senso, volgendo ancora idealmente lo sguardo al Monte Sinai, vorrei riferirmi a quei comandamenti, là promulgati, prima di essere scritti sulla pietra. Al centro delle dieci parole risuona, rivolto agli uomini e ai popoli di ogni tempo, il comando "non uccidere" (Es 20,13). Dio, amante della vita, non cessa di amare l’uomo e per questo lo esorta a contrastare la via della violenza, quale presupposto fondamentale di ogni alleanza sulla terra. Ad attuare questo imperativo sono chiamate, anzitutto e oggi in particolare, le religioni perché, mentre ci troviamo nell’urgente bisogno dell’Assoluto, è imprescindibile escludere qualsiasi assolutizzazione che giustifichi forme di violenza. La violenza, infatti, è la negazione di ogni autentica religiosità.

In quanto responsabili religiosi, siamo dunque chiamati a smascherare la violenza che si traveste di presunta sacralità, facendo leva sull’assolutizzazione degli egoismi anziché sull’autentica apertura all’Assoluto. Siamo tenuti a denunciare le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani, a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio: il suo nome è Santo, Egli è Dio di pace, Dio salam. Perciò solo la pace è santa e nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio, perché profanerebbe il suo Nome.

Insieme, da questa terra d’incontro tra Cielo e terra, di alleanze tra le genti e tra i credenti, ripetiamo un "no" forte e chiaro ad ogni forma di violenza, vendetta e odio commessi in nome della religione o in nome di Dio. Insieme affermiamo l’incompatibilità tra violenza e fede, tra credere e odiare. Insieme dichiariamo la sacralità di ogni vita umana contro qualsiasi forma di violenza fisica, sociale, educativa o psicologica.»

Questo il centro del discorso che Papa Francesco ha oggi pronunciato al Cairo, all'Al-Azhar Conference Centre, ai convenuti alla Conferenza Internazionale per la pace.

Invitando l'Egitto anch'esso a contribuire a sviluppare processi di pace, Bergoglio ha poi concluso il suo discorso ricordando che «per prevenire i conflitti ed edificare la pace è fondamentale adoperarsi per rimuovere le situazioni di povertà e di sfruttamento, dove gli estremismi più facilmente attecchiscono, e bloccare i flussi di denaro e di armi verso chi fomenta la violenza.

Ancora più alla radice, è necessario arrestare la proliferazione di armi che, se vengono prodotte e commerciate, prima o poi verranno pure utilizzate. Solo rendendo trasparenti le torbide manovre che alimentano il cancro della guerra se ne possono prevenire le cause reali. A questo impegno urgente e gravoso sono tenuti i responsabili delle nazioni, delle istituzioni e dell’informazione, come noi responsabili di civiltà, convocati da Dio, dalla storia e dall’avvenire ad avviare, ciascuno nel proprio campo, processi di pace, non sottraendosi dal gettare solide basi di alleanza tra i popoli e gli Stati.»

La visita di Bergoglio è proseguita con il saluto, all'Hotel Al Masah, alle autorità egiziane, tra cui il presidente Al Sisi e il Grande Imam dell’Università dell’Al-Azhar, Dott. Ahmad Al-Tayyib.

A questa, è poi seguita la visita di cortesia, presso il Patriarcato Copto-Ortodosso, a Papa Tawadros II che è terminata con una dichiarazione comune per sottolineare l’amicizia e la fraternità tra la Chiesa Cattolica e quella Copta, con la promessa di non ripetere il Battesimo amministrato in una delle due Chiese ad alcuno che desideri ascriversi all’altra.

Gli appuntamenti ufficiali del Papa in Egitto riprenderanno domani alle 10 con la celebrazione della Messa.