In Italia, o in quello che panglossianamente parlando dovemmo definire - secondo alcuni - il migliore di mondi possibili, l'Istat ci fa sapere che a maggio 2017 l'indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato dello 0,7% rispetto al mese precedente, portando ad un dato trimestrale che ci dice che nell'ìintervallo tra marzo e maggio 2017 la produzione è aumentata dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti.

Sicuramente un dato incoraggiante che a differenza di quello negativo del commercio al dettaglio di maggio, di nuovo in calo rispetto ad aprile, verrà invece pubblicizzato dal governo e dalla sua maggiornanza come dato "epocale".

Nella media dei primi cinque mesi dell'anno la produzione industriale è aumentata dell'1,7% rispetto al 2016, con variazioni congiunturali mensili positive nei comparti dei beni strumentali (+2,3%) e dei beni di consumo (+0,2%) e negative in quelli dell'energia (-1,0%) e dei beni intermedi (-0,4%).

In termini tendenziali gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano a maggio 2017 variazioni positive in tutti i comparti; aumentano in modo significativo i beni strumentali (+5,9%) e, in misura più lieve, i beni di consumo (+2,5%), l'energia (+1,0%) e i beni intermedi (+0,4%).

I dati raggruppati per settori di attività economica, ci dicono che a maggio 2017 i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto (+7,3%), delle altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchine ed apparecchiature (+6,7%) e della fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (+5,0%).

Invece, in negativo risultano i settori dell'attività estrattiva (-18,8%), della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-5,0%) e della industria del legno, della carta e stampa (-0,6%).

Un dato sicuramente positivo, ma che, curiosamente, non ci dà alcuna indicazione in relazione alla possibilità che questo possa esser stato influenzato, anche solo parzialmente, dalla necessità di ripristinare le scorte di magazzino. Un dettaglio che l'Istat, curiosamente, ignora e non ci fa sapere.