Il nuovo primo ministro di sua Maestà britannica, Theresa May (nella foto con il marito Philip), si è messa subito al lavoro e, come primo atto del suo mandato, ha provveduto ad un sostanziale rimpasto di quello che era stato il governo Cameron, con la nomina, a sorpresa, di Boris Johnson al ministero degli Esteri.

A proposito si dovrà dire "la prima ministra", per non suscitare le ire di Laura Boldrini? Suona male e non è solo una questione di abitudine. Seguendo la stessa logica, se a guidare una macchina c'è un uomo lo dovremmo chiamare "autisto".

 

Tornando a Theresa May, nell'assegnazione dei nuovi incarichi risulta chiaramente una strategia precisa: affidare i ministeri che comportano relazioni internazionali a quanti si sono fatti promotori della Brexit nel recente referendum.

Primo fra tutti, Boris Johnson, ex-sindaco di Londra e uno dei personaggi che hanno goduto di maggiore visibilità durante la campagna referendaria, a cui è stato affidato il ministero degli Esteri. Johnson, dopo aver annunciato la sua candidatura alla successione di Cameron, aveva deciso di farsi da parte e, a questo punto, viene da pensare che lo abbia fatto dietro la promessa di un incarico nel nuovo gabinetto.

Degli altri sostenitori del Leave, Liam Fox, è stato nominato ministro del Commercio Estero, e a David Davis è andato il nuovo ministero per l'Uscita dall'Unione Europea.

E' stato fatto fuori anche il cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze) George Osborne, che aveva dipinto scenari apocalittici come conseguenza dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea. Al suo posto Philip Hammond, che ha già usato toni più rassicuranti, escludendo che la Brexit richieda un ritocco al bilancio.

Fra i sostenitori del Remain, alle cui fila è appartenuta anche Theresa May, Amber Rudd è stata promossa dal ministero dell'Energia a quello degli Interni, ruolo rivestito fino a ieri dall'attuale primo ministro.

Il rimpasto non è ancora finito. Si attendono nuovi cambiamenti e soprattutto ci si chiede cosa ne sarà di Andrea Leadsom, l'ultima rivale della May nella corsa alla leadership Tory, il cui ritiro è presumibile sia avvenuto con la promessa di una contropartita.

In ogni caso, la sorpresa maggiore è stata la nomina di Johnson (nella foto sopra) a ministro degli Esteri, che ha lasciato increduli molti. Se a quello che ormai tutti oltremanica chiamano familiarmente Boris manca qualcosa, sono proprio le doti diplomatiche.

Di lui si ricordano molte uscite davvero infelici. Nella recente visita di Obama, quando il presidente americano si pronunciò a favore della permanenza nella UE, l'ex-sindaco lo definì un mezzo keniota che nutriva un disprezzo ancestrale per la Gran Bretagna.

Nel maggio scorso aveva partecipato a un concorso per la migliore poesia offensiva all'indirizzo del presidente turco Erdoğan, dopo che questi si era detto intenzionato a portare in tribunale un comico tedesco, autore a sua volta di una poesia satirica su di lui. Naturalmente, ha conquistato il primo premio di 1000 sterline e lo ha fatto con una poesia in cui descriveva Erdoğan, da lui definito un "coglione", mentre faceva sesso con una capra.

Imbarazzante sarà anche il primo incontro con quella che, con molta probabilità, diventerà il prossimo presidente degli Stati Uniti. Infatti, nel 2007, quando Hillary Clinton contendeva la nomination democratica a Obama nelle scorse presidenziali, Johnson disse che aveva i capelli tinti, l'espressione imbronciata e uno sguardo d'acciaio, la copia esatta di un'infermiera sadica in un ospedale psichiatrico.

Nel 2006, in un attacco a Tony Blair sul Telegraph, si disse contento che finalmente anche fra i laburisti ci fossero orge di cannibalismo tipiche di Papua Nuova Guinea, come era accaduto per molti anni nel partito Conservatore. Resosi conto della gaffe, porse le sue scuse, ma ci tenne a sottolineare di non essersi proprio sbagliato e che in Papua Nuova Guinea si praticava ancora il cannibalismo. Infatti, in un libro pubblicato da Time Life aveva visto delle foto di tribù locali in guerra fra loro, con quelli che a lui sembravano proprio atti di cannibalismo.