Non hanno neppure atteso l'esito del colloquio telefonico di domenica sera tra Trump e Netanyahu. Il municipio di Gerusalemme, infatti, nella giornata di oggi ha deciso di dare il via libera alla costruzione di 560 nuove abitazioni nei territori occupati di Gerusalemme Est.

Era stato lo stesso Netanyahu, dopo l'ultima presa di posizione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu in merito al piano di pace israelo-palestinese e agli insedimenti israeliani nei territori occupati a fermare qualsiasi decisione della municipalità di Gerusalemme in relazione ai nuovi insediamenti.

Lo ha ricordato Meir Turgeman, presidente del comitato di Pianificazione e Costruzione del municipio di Gerusalemme in un'intervista radiofonica, confessando che il rilascio di nuovi permessi era stato congelato fino alla scadenza dell'amministrazione Obama.

Non appena Trump è diventato presidente, il municipio di Gerusalemme ha approvato i permessi di costruzione per più di 560 unità abitative negli insediamenti di Pisgat Zeev, Ramat Shlomo e Ramot, aree occupate da Israele dopo il conflitto del 1967 e, pertanto, regolate secondo le convenzioni internazionali dell'ONU che non prevedono quanto deciso oggi da Gerusalemme.

La decisione presa oggi è un vero e proprio schiaffo nei confronti dell'ONU e del rispetto delle regole del diritto internazionale. La scelta di Israele è supportata dall'apoggio della nuova amministrazione USA che ha sposato in toto la linea politica di Tel Aviv, tanto da annunciare lo spostamento della nuova ambasciata staunitense a Gerusalemme, nominando anche ambasciatore David Friedman, già consulente di Trump per le questioni mediorientali durante la campagna elettorale, favorevole alla colonizzazione israeliana nei territori occupati.