Dichiarazione del deputato del Partito Democratico Lorenzo Guerini: «Sgombriamo il campo da interpretazioni interessate sulla data conclusiva del Congresso. La data finale delle primarie deve tenere conto in primo luogo di un importante passaggio tecnico. Il PD ha necessità di depositare il simbolo per le amministrative senza rischiare ricorsi. Lo Statuto infatti lascia margini di incertezza sulla titolarità del simbolo in caso di vacanza del segretario.

Per questa ragione abbiamo necessità di avere un segretario formalmente eletto – quindi insediato con la prima assemblea al massimo dieci giorni dopo le primarie – entro e non oltre la data di presentazione delle liste.

Ai fini della individuazione della data delle primarie, questo fatto tecnico rende impraticabile ogni soluzione che non ne tenga conto: nessun democratico può accettare l’idea che le nostre liste siano escluse da qualche tribunale.

Rimangono per questo solo alcune date possibili su cui la commissione e la direzione decideranno, anche con l’attenzione di assicurare la massima partecipazione all’evento.

Da ultimo, inoltre, mi sembra assurdo collegare la data delle primarie alle elezioni politiche, sia per l’oggettiva mancanza di una legge elettorale compiuta e organica sia perché, come più volte ribadito in tutte le sedi, il PD è la principale forza che sostiene il Governo e continuerà a farlo con grande determinazione. Dunque si scelga la data liberi dai retroscena e dai retro pensieri di ogni tipo.»

Inutile far presente a Guerini che un segretario, seppur temporaneo, il PD lo ha già ed è Matteo Orfini. Ed è inutile aggiungere che quel segretario è perfettamente in grado di svolgere tutti i compiti che Guerini ha elencato.

Il 6 marzo alle ore 18 sarà il termine ultimo per la presentazione delle candidature a segretario. Il voto dei circoli sarà espresso entro il 2 aprile. Il 9 aprile ci sarà la Convenzione nazionale dove saranno presentati i tre candidati che andranno alle primarie con i looro programmi. Le primarie, cui potrà partecipare chiunque versi due euro e firmi una dichiarazione di impegno a votare PD, si svolgeranno domenica 30 aprile dalle ore 8 alle ore 20.

Qual è il reale motivo di tanta fretta?

Per i più distratti, il Congresso del Partito Democratico, formalmente iniziato una settimana fa durante l'Assemblea Nazionale di Roma, si svolge con il pellegrinaggio nei vari circoli del partito - ancora presenti in Italia - da parte di coloro che si sono candidati a diventare segretario.

Gli attuali candidati, che ad oggi sono quattro - Matteo Renzi, Michele Emiliano, Andrea Orlando e Carlotta Salerno - dovrebbero quindi viaggiare in lungo e in largo per l'Italia ad esporre il loro programma nei vari circoli. Gli iscritti di ogni circolo, poi, dopo aver valutato i programmi di ciascun candidato dovranno votare.

I primi tre eletti, successivamente, potranno presentarsi alle primarie per contendersi la carica di segretario. Quindi, in base a questi tempi, gli sfidanti di Renzi avranno al massimo un mese e mezzo, forse meno, per girare il centinaio di circoli PD presenti in Italia per proporre e far conoscere il loro programma. Una media di 2-3 circoli al giorno. Praticamente impossibile.

È chiaro che gli iscritti al PD, in queste condizioni, potranno votare sulla fiducia, sulla simpatia, sul sentito dire oppure, in caso contrario, voteranno per Renzi, l'unico candidato conosciuto e che non ha bisogno di farsi conoscere. E non ha neppure bisogno, dopo tre anni di governo, di far conoscere il proprio programma.

In fondo, chi non lo avrebbe votato per rieleggerlo segretario dal PD è già uscito dal partito, chi è rimasto, molto probabilmente anche se incredibilmente, si ritiene soddisfatto di quanto Renzi ha fatto. Pertanto, Matteo Renzi, con tempi così ristretti per far svolgere il Congresso, è sicuramente avvantaggiato rispetto ai contendenti.

Non è una novità che il senso del propri interessi personali sia per Renzi imprescindibile oltre che preminente rispetto agli interessi del partito o del paese. Quindi, come molti paventavano, questo congresso sarà solo una messa in scena per consentire a Renzi di fare una passerella che, immancabilmente, verrà ripresa dai media che faranno da traino e, sarebbe assurdo pensare altrimenti, alle elezioni politiche con lo stesso Renzi indicato premier dal suo partito.

Pertanto, da marzo Renzi sarà costantemente sulle pagine di tutti i giornali e su tutte le tv fino allo svolgimento delle primarie. Per sfruttare la coda di questa esposizione mediatica, Renzi avrà bisogno che subito dopo si vada a votare per le politiche. Il vantaggio sui partiti concorrenti, considerato il traino precedente, sarebbe notevole.

L'unico intoppo è il come far cadere il governo Gentiloni per andare alle politiche dopo le primarie senza far ricadere la responsabilità sul PD. Ma come abbiamo avuto prova finora, Renzi, sebbene sia totalmente incapace di governare, è invece abilissimo - un vero portento - nel tessere trame ed intrighi. Quindi, quasi sicuramente, andremo a votare a giugno. Sarebbe incredibile, se così non avvenisse.