Era un sabato, il 2 agosto del 1980. Un sabato accaldato e denso di aspettative, per le vacanze imminenti e l 'agognato riposo.

Una stazione, come tante, come tutte, affollata di turisti e viaggiatori, e una valigia, cui nessuno fece caso, lasciata su un tavolino portabagagli a 50 cm di altezza, pronta a colpire.

Una valigia come tante, pareva... una valigia che alle 10.25 ha fermato l'orologio sul muro. E con esso, 80 vite estranee, innocenti, indifese.

E' DERAGLIATO UN TRENO - ANZI NO, E' SCOPPIATA UNA CALDAIA

Questa la prima versione dei fatti, che correva di bocca in bocca, prima tra le abitazioni contigue, per chi quel botto assordante lo aveva sentito fin dentro le ossa.

Poi la versione ufficiale del governo, che per parecchi giorni nascose all'Italia tutta che a Bologna, in quella stazione, si proprio lì, era scoppiato un ordigno  composta da 23 kg di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 detta "Compound B", potenziata da 18 kg di gelatinato ovvero nitroglicerina a uso civile.

"E' scoppiata una caldaia", ci dissero, come sempre accade quando una verità è scomoda e non la si sa gestire; qualche buonista potrebbe invocare l'ordine pubblico, sta di fatto che ancora oggi molti retroscena non sono stati ancora svelati.

Ci sono voluti "solo" 15 anni per condannare i neofascisti Giusva Fioravanti e Valeria Mambro e, per depistaggio, Licio Gelli, Pietro Musumeci, Giuseppe Belmonte e Francesco Pazienza.

Ma per chi quegli anni, gli anni di piombo, se li porta ancora dentro, la giustizia umana non ha fatto il suo corso.

Resta una città intera, che si strinse attorno alle vittime ed ai feriti, in un lottare incessante contro il tempo, richiamando a raccolta tutte le sue forze, annientati e annichiliti ma con le maniche tirate su. Perchè bisognava fare.

Una città ferita, come ferita è stata l'Italia tutta in questi anni e per tutte le stragi.

Una città che rivendica la sua dignità, chiede ancora oggi a gran voce dove sta la verità, quella vera. E la chiede come ogni anno ai politici che si affannano a partecipare, che fanno i soliti discorsi di circostanza, che mai potranno lenire il dolore o attenuare la rabbia.

Una città che rivendica la sua sua dignità. E la rivendica per tutti noi.

Grazie per attutire, come ogni anno accade, la nostra pochezza.