Quella che viene definita Marcia su Roma, non è stato altro che un tentativo di colpo di Stato cui il re Vittorio Emanuele III dette il proprio assenso.

Dopo aver portato l'Italia sull'orlo della guerra civile, combinando lo squadrismo con la politica, Mussolini mette da parte gli indugi e sposa la linea di giocarsi il tutto per tutto. Il 27 ottobre 1922 le milizie fasciste occupano le prefetture in varie province italiane.

Nella notte seguente gli squadristi iniziano ad affluire a Roma, ma il grosso è fermato a Civitavecchia dagli Arditi del popolo e a Orte dall'esercito. Alle cinque del mattino del 28 ottobre il governo Facta decide di proclamare lo stato d’assedio. Sarebbe stato sufficiente che il re firmasse il decreto per sbaragliare i quattro straccioni mascherati di nero che volevano confluire a Roma.

Ma il re si rifiutò di farlo, pensando che in un colpo solo si sarebbe liberato dei socialisti e avrebbe manovrato Mussolini come una marionetta, governando così l'Italia a proprio piacimento. Sappiamo tutti come è finita.

Così ai fascisti venne consentito di sfilare per Roma, mettendo in atto la loro marcia armata all’interno della città. Il giorno seguente, Vittorio Emanuele III affida l’incarico di formare un nuovo governo a Mussolini. Questi, che prudentemente si trovava a Milano anche allora pronto a fuggire in Svizzera in caso di mala parata, giunse nella capitale il 30 mattina e ricevette formalmente l'incarico a premier dando vita ad un governo di cui facevano parte, oltre ai fascisti, liberali, popolari, democratici e nazionalisti. Iniziava così il ventennio della dittatura fascista.

Nonostante l'articolo XII delle disposizioni finali e transitorie della Costituzione vieti "la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista", negli ultimi 70 anni sono stati numerosi i "nostalgici" che, in forme e modi più o meno diretti e o ipocriti, hanno tentato di far rivivere in Italia i "fasti" del ventennio.


In quest'ottica va inquadrata la manifestazione celebrativa della marcia su Roma che il prossimo 28 ottobre Forza Nuova ha detto di voler organizzare. Forza Nuova, come altri movimenti o partiti politici che l'hanno preceduta, per evitare problemi con la Costituzione sposa gli ideali fascisti, la retorica fascista, i costumi fascisti, ma non si definisce fascista.

Così anche questa manifestazione del prossimo 28 ottobre segue la stessa filosofia ipocrita. Pertanto, il motivo della "chiamata a raccolta" dei patrioti italici non è la celebrazione del colpo di stato fascista, ma una manifestazione "per dire no allo ius soli e per fermare le violenze e gli stupri degli immigrati".

Da una parte - sui social media - si sono alzate le voci per applaudire all'iniziativa, dall'altra - da parte di alcune forze politiche - si sono alzate le proteste perché l'evento non abbia luogo, appellandosi anche al ministero dell'Interno e allo stesso ministro Minniti perché neghi qualsiasi autorizzazione.

Tra le voci di protesta, anche quelle della sindaca di Roma Virginia Raggi e quella del presidente dell'Anpi (associazone nazionale partigiani) Carlo Smuraglia che, in un'intervista a Repubblica, si è detto sconcertato dall'iniziativa.