La situazione ad Haiti, prima che l'uragano Matthew si abbattesse sull'isola era la seguente: solo 1 persona  su 3 aveva accesso a latrine adeguate e meno di 3 persone su 5 avevano  accesso ad acqua potabile.

Nelle zone interne, questi dati erano addirittura peggiori, abbassandosi ad 1 persona su 4 per quanto riguarda i servizi igienico-sanitari e solo la metà delle persone avevano accesso all'acqua potabile.

Dopo l'uragano, come è facile intuire, la situazione di Haiti non può cerrto essere migliorata! Fiumi in piena, acque stagnanti, cadaveri di esseri umani e di animali sono un terreno perfetto per le malattie, conm il rischio che ogni giorno che passa aumenti la minaccia del colera.

Haiti ha uno dei più alti tassi di incidenza di colera in tutto il mondo. Quasi 10.000 persone sono morte a causa della malattia dal 2010 e più di 27.000 casi sospetti sono stati segnalati finora questo anno, e di questi, si stima che 1 su 3 siano bambini. E sempre per quanto riguarda i bambini, la diarrea è una delle principali cause di mortalità infantile sotto i cinque anni nel paese. 

Le organizzazioni umanitarie già presenti sul territorio sembrano le uniche che stiano operativamente agendo per far fronte alle esigenze principali della popolazione colpita, fornendo compresse per la potabilizzazione dell'acqua, il trattamento di fonti d'acqua, la creazione di latrine nei rifugi temporanei, oltre all'invio di camion con serbatoi d'acqua.

L'intervento concreto da parte dei paesi sviluppati, escluso promesse di aiuti da parte degli Stati Uniti, non è stato lo stesso come in occasione del terremoto che colpì Haiti nel 2010, mentre i danni nel paese provocati dall'uragano Matthew non sono stati certo minori.