Mercoledì 5 aprile, i dipendenti Alitalia incrociano le braccia per lo sciopero di 24 ore indetto da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto aereo.

Nell'occasione, nel rispetto delle fasce di garanzia, dalle 7 alle 10 e dalle 18 alle 21, a Fiumicino sono stati attivati due presidi: quello di piloti e assistenti di volo presso l’area Arrivi - tra il Terminal 1 ed il Terminal 2 - dove si imbarcano gli equipaggi, e quello dei lavoratori di terra, presso l’area Tecnica.

Come coneguenza delo sciopero, Alitalia è stata costretta a cancellare il 60% dei voli programmati per oggi, sia quelli nazionali che quelli internazionali.

Lo sciopero di mercoledì introduce l'inizio della trattativa a oltranza tra azienda e sindacati, convocata dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, per trovare un accordo sul piano indistriale della compagnia aerea che prevede oltre 2.000 esuberi.

Piano industriale, è necessario ricordarlo, alla cui approvazione è legata la ricapitalizzazione di Alitalia che deve essere fatta nel più breve possibile, per consentire alla società la possibilità di continuare a volare.

Il termine ultimo per trovare un accordo è giovedì 13 aprile. Il giorno seguente è quello fissato per la ricapitalizzazione di 1,9 miliardi di euro necessaria a dare ossigeno alle casse della società. Senza accordo tra dipendenti e azienda, la ricapitalizzazione verrebbe meno.

Ad oggi le posizioni sono distanti. I sindacati non vogliono sentire parlare di esuberi (1.338 tra i dipendenti a tempo indeterminato, 558 tra quelli a tempo determinato e 141 operanti all’estero) e tagli agli stipendi.

Secondo i rapresentanti dei dipendenti, il piano industriale per il rilancio di Alitalia si riassume solo in questi tagli, mentre non esisterebbe al momento un vero progetto industriale in grado di ricollocare la compagnia aerea sul mercato in modo da poter generare utili.