Se sono sveglio e chiudo gli occhi, vado col pensiero verso l’interno, all’inizio del respiro: ecco, sento, so' di esistere. Tutto il resto di quanto conosco, riguardo alla persona qui presente, è per sentito dire, per memorie e concetti. Sono Piero, ho sposato XY, sono tecnico informatico, benestante, nullatenente o vagabondo.
Ma‘’IO’’, l’entità che indico con un nome di battesimo, corrisponde veramente a tutte queste identità? O c’è qualcosa di più profondo, più reale prima del nome che mi hanno attribuito? Esistere? Che cosa significa? Respirare, agire? Ma chi agisce, chi respira?
Continuo ad occhi chiusi, ad indagare sul senso di essere, di esistere, al fatto di essere cosciente.
Dopo qualche tempo, scopro di esistere perché c’è un pensiero. Se smetto di ‘’pensare’’ anche al fatto di esistere, chi sono? Un senso di vuoto mi pervade. Non c’è più l'oggetto! Quindi non sono il corpo, che appare dopo il senso di essere, ma qualcosa che viene prima e che non posso definire!
Il sapere di essere vivo, la coscienza, è legata al corpo e a quanto i medici hanno stabilito vedendomi respirare, avendo anche ascoltato il cuore che batte. È un’emanazione dell’organismo.
Da questo stato di attenzione dipende tutto il mondo che sorge attorno a me, quando sono sveglio, legato a ciò che vedo, agli altri sensi e alla memoria…se funzionano.
Coscienza, corpo e mondo formano un tutto indivisibile. Se non c’è coscienza, non c’è né corpo né mondo. Il senso di essere è un po’ come una luce che illumina una stanza e ne rileva l'esistenza. Se c’è buio assoluto, non esiste una camera.
Quindi non sono il corpo, un insieme di organi di cui mi hanno “insegnato” i nomi, altri concetti ai quali ho dovuto credere, per consenso generale. La coscienza è legata al funzionamento del corpo: se dormo o svengo, non so più chi sono e non me ne importa più nulla. Dunque non sono nemmeno la coscienza.
Se non sono nemmeno la coscienza, che cosa sono? Difficile disfarsi da questa opinione, se ho sempre creduto di essere il personaggio che agisce tutto il giorno?
Non è stato piuttosto un fantoccio maneggiato dal senso di essere, che servendosi dell’aria che respira, si è creato l’illusione di essere l'autore di quello che ha deciso e fatto. Tutto questo era avvenuto allo stesso modo fin dall'infanzia. Un momento! Ma allora… tutto quello che mi hanno raccontato non valeva nulla? Ma chi me l’ha raccontato?
Altri burattini che erano i genitori, i maestri di scuola, gli amici ed i vicini di casa? Ho creduto a quello che loro credevano vero. Ma chi erano? Anche loro marionette tirate da invisibili fili nell'aria da cui hanno assunto la vita…ma maneggiate da chi?
Quindi questa energia creata dal respiro, pensa di avere un veicolo e mi fa credere di essere quel veicolo. M'incastra dentro, mi limita e mi fa sentire perso in un mondo che in realtà produco io stesso con la mente!
Da dove viene allora questo senso di essere? Deve pur venire da qualche parte.
Non ho ancora indagato abbastanza, vado avanti. Non sono solo in questa baraonda. Percepiamo solo quello che “pensiamo” o sappiamo. E se mi dicono: che c'è una guerra, o dei terremoti, se non li vedo, non è detto che succedono. Accadono per chi li percepisce in quel momento. Se vivo da isolato su una montagna, senza cellulare e c’è la guerra in Siria, non ne potrò “sapere” nulla!
Non serve dire “ che il mondo è un’unità con me”,“tutto è uno”, bisogna toccar con mano il fatto per verificarlo.
Ognuno vive nella sua bolla, credendo di essere lui l'autore delle decisioni e degli avvenimenti, ma prima c'è qualcosa che crea tutte le diversificazioni. Non c’è mai stato nulla “fuori”.
Ti accade solo quello che un'illusione della mente, che da l’impressione di una intensa e lunga vita.
Ma questo senso che va e viene durante la giornata è solo la memoria che unisce i pezzi dell’io esisto e sparisce nel sonno profondo.
E' evidente che si può benissimo vivere senza, anzi… non è mai esistito. E allora che cosa diventa la morte. Un altro concetto che ti fa immaginare un corpo esanime? Ma se qualcosa non è mai esistito, come fa a morire? E tu sei quel corpo inerte? E che cos’è il corpo in definitiva? Un concetto che mi porta a vedere la vita come un’unica sensazione che si protrae in continue esperienze da superare.
La mente inventa una sequenza temporale che dà l’impressione di una lunga storia, invece è solo un sogno che appare è dura solo un istante. Posso quindi dedurne che non sono mai nato. Di conseguenza anche la morte non ha più senso. In effetti, che si sappia, nessuno l’ha mai sperimentata, ma solo immaginata e temuta.
Un essere che non ha mai avuto inizio né fine, significa che non è mai esistito, rimane un’immaginazione.
Ciò che “esiste” è definibile, concepibile e misurabile. Per creare una dimensione occorre un punto stabilito. Se questo “punto iniziale” è una convenzione, eccoci nella misura che equivale a una limitazione della forma, a un'illusione.
Ora sono convinto che in tutto quello che ho imparato, in tutta la conoscenza, per quanto vasta e profonda, non c’è un’ombra di verità.
Questo “non-stato” naturale, è indipendente dal programma che si svolge nel manifesto, è prima del nostro respiro, sempre presente.