Secondo Matteo Orfini, «il Pd deve fare di più per aiutare il premier. Adesso discutiamo di come affrontare i nodi dei prossimi mesi, dalla manovrina al Def. Sono scelte politiche, da dibattere assieme alla vigilia dell'anniversario dei Trattati di Roma, e mentre chiediamo che l'Europa non sia quella della tecnocrazia. Ecco, in questo senso abbiamo bisogno di un segno politico e non tecnico.»

E chissà se il segno politico di Orfini non stia tutto nell'appoggio al salvataggio di Minzolini al Senato. D'altronde, in questa leglislatura, quelli di Forza Italia sono sempre stati un valido alleato per il PD e, nel momento del bisogno, alleanze o non alleanze, una mano l'hanno sempre data.

E quale altro ulteriore segno politico si dovrebbe attendere Matteo Orfini? E d'altronde di che cosa sta parlando Matteo Orfini? Non si sarà per caso montato la testa? Ma non si ricorda che il suo compito, in questo momento, è quello di tener calda la sedia al capo, finché Matteo Renzi non avrà liquidato la formalità delle primarie?

E sempre ritornando alla questione Minzolini, illuminanti le parole dello statista rignanese pronunciate in un'intervista alla tv del Corriere: «Avrei votato per la decadenza di Minzolini. Il Senato non è il quarto grado della magistratura. Ho sentito con interesse molte riflessioni di molti dirigenti del Pd, tuttavia finché c’è questa legge ciò che valeva per Berlusconi deve valere anche per gli altri». 


Ma come! Gli attuali dirigenti pro tempore del partito agiscono sotto la sua supervisione, decidono per la libertà di voto, danno ordini di salvare Minlzolini e poi il mandante dice che avrebbe votato per la decadenza? E quali sarebbero poi le riflessioni dei dirigenti del PD che Renzi avrebbe ascoltato con interesse? Quelle in cui si diceva che voto a favore perché se un giorno capitasse a me posso chiedere un uguale trattamento?

E adesso scarica la responsabilità di aver sconfessato la Severino sui senatori che, dice lui, avrebbero agito motu proprio, quando il reggente Orfini è un supporter di Renzi. E così, i senatori PD, dopo aver eseguito fedelemnte gli ordini, si sono ritrovati a prendere pesci in faccia, dall'opinione pubblica e dalla stessa persona che li aveva istruiti.

In quanto a cinismo Matteo Renzi è imbattibile. Ma visto che quella è stata, continua e continuerà ad essere la sua natura, in che cosa sia cambiato, come tutti i media sostengono, è difficile se non impossibile dirlo... a meno che non vogliano affermare che sia cambiato in peggio. In tal caso, non è possibile non essere d'accordo.

E che tale sensazione l'abbiano avuta persino gli elettori, lo dimostrano i sondaggi, che si succedono con sempre maggior frequenza negli ultimi tempi. Nei più recenti il campione è stato interrogato il 22 marzo e le risposte hanno dato risultati in entrambi i casi tra loro coerenti. Così per Index Research il Partito Democratico è al 25,3% ed il Movimento 5 Stelle al 30,8% e Demopolis conferma tale andamento con i 5 Stelle al 30% ed il PD al 26%.