E finalmente Padoan ha trovato un acquirente per le banche venete. È Intesa Sanpaolo che, in una nota ufficiale, ha comunicato che il consiglio di Amministrazione di Intesa Sanpaolo riunitosi oggi ha deliberato con voto unanime la disponibilità all’acquisto di "certe" attività e passività e "certi" rapporti giuridici facenti capo a Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

Ma siamo sicuri che sia questa la soluzione che il ministro dell'Economia aveva prospettato per le due banche venete?

Infatti, il comunicato di Intesa continua, illustrando una serie di condizioni a cui subordinare l'acquisto. "Condizioni e termini che garantiscano, anche sul piano normativo e regolamentare, la totale neutralità dell’operazione rispetto al Common Equity Tier 1 ratio e alla dividend policy del Gruppo Intesa Sanpaolo."

Perché specificare tali condizioni? Il comunicato lo spiega subito dopo dichiarando che "la disponibilità di Intesa Sanpaolo all’operazione esclude pertanto aumenti di capitale.

La disponibilità di Intesa Sanpaolo riguarda l'acquisizione di un perimetro segregato che esclude i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili e esposizioni scadute), i crediti in bonis ad alto rischio e le obbligazioni subordinate emesse, nonché partecipazioni e altri rapporti giuridici considerati non funzionali all'acquisizione.

Intesa Sanpaolo dà la sua disponibilità ad acquistare a un prezzo simbolico alcune attività e passività di Pop Vicenza e Veneto banca a condizioni che non impattino sul Cet1 della banca e sulla politica di dividendi."

Insomma, in termini il più possibile edulcorati ed eleganti, Intesa San Paolo è disposta ad acquistare Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca solo dopo che saranno state trasformate in good bank e l'acquisto, inoltre, sarà fatto pagando il classico euro...

E per fortuna che Padoan riteneva che non ci sarebbero state difficoltà a trovare 1,25 miliardi di euro dai privati necessari a Bruxelles per dare il via libera alla ricapitalizzazione delle banche con il denaro dei contribuenti!

Ma se il piano di Intesa San Paolo fosse l'unica soluzione praticabile per risolvere i problemi delle banche venete, le conseguenze che si prospettano non sarebbero certo indolori per gli investitori con la conseguente creazione di bad bank e tutto quel che ne consegue, anche se - va detto - avevano già perso moltissimo con i tentativi di salvataggio fatti finora.