Dopo che il presidente del Senato si è stancato (ma si dovrebbe scrivere si è rotto i cog....) di farsi prendere per il bavero dagli emissari di Matteo Renzi che a turno si sono alternati nell'incarico di badanti delle Istituzioni del Paese (prima Madonna Boschi e adesso la più stagionata Finocchiaro) e di adempiere in silenzio alle imposizioni del segretario del PD, ultimo prodotto del contado fiorentino (Matteo Renzi è un classico Gianni Schicchi del nostro tempo), esprimendo la sua indignazione per la legge elettorale approvata ultimamente sia per le modalità che per i contenuti, Pietro Grasso è diventato il simbolo del coraggio che la sinistra radicale dovrebbe avere e che finora non ha mai dimostrato.

Tanto è sembrato "rivoluzionario" che Grasso ricordasse nei fatti che la legge elettorale approvata avrebbe dovuto - anche per finta - essere perlomeno vagamente discussa in Senato e liberamente votata senza il vincolo di fiducia, che i pasdaran (si fa per ridere) della sinistra radicale hanno avuto un sussulto, si sono guardati negli occhi e subito hanno detto: dobbiamo trovare un leader di riferimento? Scegliamo Grasso!
Sì, sì... è lui il più adatto.

E così ecco che il coordinatore di Mdp, Roberto Speranza, l'8 novembre ci ha fatto sapere di "aver chiesto un incontro al presidente Grasso per portare a lui il documento condiviso da tutti che segna l’avvio di un percorso comune cui ci piacerebbe prendesse parte.

Lui ci ha ricevuto e ascoltato come sta facendo con tutte le anime di un mondo che in queste settimane è, come noi avevamo previsto, in grande fibrillazione." Gli ambasciatori, oltre a Roberto Speranza, erano Pippo Civati e Nicola Fratoianni.

Grasso, conoscendo i propri polli, non si è giustamente sbilanciato. Se avesse detto sì, già questo fine settimana sarebbe già stato storia. Questa sua "innata" accortezza - causa la sua passata carriera da sbirro - che gli consente di valutare le mille sfumature di una decisione, a questo punto, per paradosso, lo rendono pure un candidato importante che darebbe anche quella necessaria credibilità ad un elettorato "confuso e scoraggiato" non solo di sinistra che ormai Matteo Renzi ha ampiamente dimostrato di non saper rappresentare, fondando le sue fortune solo sulla dialettica del detto e non detto, addossando mediaticamente gli insuccessi su di sé, ma scaricandoli allo sesso tempo sull'incapacità o il tradimento dell'alleato di turno.

E anche Cuperlo sembra abbia fatto visita a Grasso che, nel frattempo, avrebbe pure incontrato "pendolo" Pisapia il cui movimento, Campo Progressista, domenica prossima 12 novembre dovrebbe fare l'ennesimo non punto su che cosa dovrebbe non fare e con chi dovrebbe non allearsi alle prossime elezioni. Il signor tentenna della borghesia milanese potrebbe, viste le ultime dichiarazioni di Grasso, sciogliere le riserve e optare per una sinistra che si presenti autonomamente, in alternativa al Pd, con programmi seri e candidati spendibili... Per il Pd di Renzi potrebbe essere il colpo di grazia.

La Sicilia, infatti, per la sinistra potrà anche non fare testo, ma il Pd ha preso circa il 13% di voti, ottenendo solo il doppio di quelli della sinistra radicale che alle elezioni si è presentata con una lista nuova, nata un mese e mezzo prima.

Che Grasso sia la svolta per la sinistra? Visti gli attacchi degli scaccini renziani mandati a fare i battitori per trovare le magagne necessarie ad impallinare quello che si presenta come il prossimo nemico sulla strada del potere che Renzi vedeva spianata grazie agli accordi con Berlusconi, c'è da giurare che la possibilità non sia poi così tanto remota.