«Mi professo cristiano e la trascendenza alla quale mi apro e guardo ha un nome: Gesù. Sono convinto che il suo Vangelo è una forza di vero rinnovamento personale e sociale. Parlando così non vi propongo illusioni o teorie filosofiche o ideologiche, neppure voglio fare proselitismo. Vi parlo di una Persona che mi è venuta incontro, quando avevo più o meno la vostra età, mi ha aperto orizzonti e mi ha cambiato la vita. Questa Persona può riempire il nostro cuore di gioia e la nostra vita di significato. E’ il mio compagno di strada; Lui non delude e non tradisce. È sempre con noi. Si pone con rispetto e discrezione lungo il sentiero della nostra vita, ci sostiene soprattutto nell’ora dello smarrimento e della sconfitta, nel momento della debolezza e del peccato, per rimetterci sempre in cammino. Questa è la testimonianza personale della mia vita

In queste parole, si può riassumere il senso del discorso che papa Francesco ha rivolto agli studenti dell'Università Roma Tre, che ha visitato questa mattina, raccogliendo l'invito che gli era stato rivolto. Parole che indicano nel Vangelo la risposta ai temi e ai problemi che la società, quotidianamente ci invita ad affrontare e a risolvere.

Guerra e violenza, ha sottolineato il Papa, sono gli argomenti che evidenziano le contraddizioni della realtà odierna.

«Un esempio concreto? L’industria delle armi. Da decenni si parla di disarmo, si sono attuati anche processi importanti in tal senso, ma purtroppo, oggi, malgrado tutti i discorsi e gli impegni, molti Paesi stanno aumentando le spese per gli armamenti. E questa, in un mondo che lotta ancora contro la fame e le malattie, è una scandalosa contraddizione. [...]

Le bombe distruggono i corpi, le dipendenze distruggono le menti, le anime, e anche i corpi. E qui vi do un altro esempio concreto di contraddizione attuale: l’industria del gioco d’azzardo. Le università possono dare un valido contributo di studio per prevenire e contrastare la ludopatia, che provoca danni gravi alle persone e alle famiglie, con alti costi sociali

Una soluzione suggerita da papa Francesco, rivolto alla platea di studenti e professori, è «quella di impegnarvi, anche come università, in progetti di condivisione e di servizio agli ultimi, per far crescere nella nostra città di Roma il senso di appartenenza ad una “patria comune”. Tante urgenze sociali e tante situazioni di disagio e di povertà ci interpellano: pensiamo alle persone che vivono per strada, ai migranti, a quanti necessitano non solo di cibo e vestiti, ma di un inserimento nella società, come ad esempio coloro che escono dal carcere.

Venendo incontro a queste povertà sociali, ci si rende protagonisti di azioni costruttive che si oppongono a quelle distruttive dei conflitti violenti e si oppongono anche alla cultura dell’edonismo e dello scarto, basata sugli idoli del denaro, del piacere, dell’apparire… Invece, lavorando con progetti, anche piccoli, che favoriscono l’incontro e la solidarietà, si recupera insieme un senso di fiducia nella vita

Nella sua funzione di rinnovamento della società, in quanto «luogo di formazione alla “sapienza”, nel senso più pieno del termine, di educazione integrale della persona, ...  l’Università può essere anche luogo in cui si elabora la cultura dell’incontro e dell’accoglienza delle persone di tradizioni culturali e religiose diverse. [...]

Una cultura si consolida nell’apertura e nel confronto con le altre culture, purché abbia una chiara e matura consapevolezza dei propri principi e valori. Incoraggio pertanto docenti e studenti a vivere l’Università come ambiente di vero dialogo, che non appiattisce le diversità e neppure le esaspera, ma apre al confronto costruttivo. Siamo chiamati a capire e apprezzare i valori dell’altro, superando le tentazioni dell’indifferenza e del timore. Non abbiate mai paura dell’incontro, del dialogo, del confronto

Il Papa ha concluso il suo intervento rivolgendo ai presenti l'invito ad interrogarsi su questa domanda: «... La mia forma mentis sta diventando più individualistica o più solidale? Se è più solidale, è buon segno, perché andrete contro-corrente ma nell’unica direzione che ha un futuro e che dà futuro. La solidarietà, non proclamata a parole ma vissuta concretamente, genera pace e speranza per ogni Paese e per il mondo intero. E voi, per il fatto di lavorare e studiare in università, avete una responsabilità nel lasciare un’impronta buona nella storia.»