Mentre viene diffusa la notizia che il TAR della Lombradia ha sbloccato gli aumenti nelle prossime  bollette di luce e gas, dovuti a problemi legati a modalità ed accordi per il dispacciamento dell'energia in attesa di decidere nel merito del problema solo agli inizi del 2017, la Cgia di Mestre ha pubblicato nei giorni scorsi un report che dimostra che quanto paghiamo in Italia non ha riscontro in Europa.

I prezzi pagati dagli italiani per luce e gas sono tra i più alti tra i paesi dell'Unione.

Per quanto riguarda l'energia elettrica, il prezzo per il consumo medio di una famiglia che si aggira in una fascia di consumo tra i 2.500 e i 5.000 chilowatt/ora (tasse incluse), si colloca al terzo posto tra i paesi dell’area euro, dopo la Germania e l’Irlanda.



In Italia il costo dell’energia elettrica sfiora i 243 euro ogni 1.000 chilowatt/ora consumati. Rispetto alla media dei 19 paesi monitorati, le famiglie italiane pagano il 10 per cento in più, sulla base di dati riferiti al secondo semestre 2015.

Per quanto riguarda il gas, sempre in relazione ad una media di consumi  domestici compresa tra i 20 e i 200 Giga Joule (tasse incluse),  il prezzo è il terzo più elevato tra quelli applicati tra i paesi dell’area euro.


In Italia, dopo Portogallo e Spagna, paghiamo 90,5 euro ogni chilowatt/ora. Rispetto alla media dei paesi euro presi a paragone, la maggiorazione di costo è del 18,6%. Anche in questo caso i dati sono calcolati sul secondo semestre 2015. 

Secondo quanto dichiarato dal coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo: «Oltre a scontare l’handicap di essere un paese importatore di prodotti energetici, le nostre bollette della luce e del gas sono tra le più care d’Europa anche perché il carico fiscale è pesantissimo.

Nelle tariffe elettriche, ad esempio, l’incidenza della tassazione sul prezzo totale nelle fasce di consumo medio da noi è al 39 per cento contro una media europea del 32 per cento.

In quelle del gas, invece, la componente fiscale presente in Italia è del 36 per cento, mentre in Ue si attesta al 23 per cento».