Venerdì 28 luglio, il Presidente della SVIMEZ Adriano Giannola e il Vice Direttore Giuseppe Provenzano hanno presentato alla stampa nella sede dell’Istituto le Anticipazioni del Rapporto SVIMEZ 2017, alla presenza del Ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti.

Nel corso della conferenza stampa sono altresì presentate anche le previsioni per il biennio 2017 e 2018 e sono stati illustrati i principali andamenti dell'economia e della società italiana, disaggregati per il Mezzogiorno e il Centro-Nord e per le singole regioni, contenuti nel Rapporto annuale che uscirà in autunno.

La SVIMEZ, per chi non lo ricordasse, è un ente privato senza fini di lucro istituito il 2 dicembre del 1946 per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, con l'obbiettivo di studiarne l’economia, per proporre a istituzioni centrali e locali programmi di sviluppo da attuare in loco per arrivare a raggiungere l’unificazione dell’Italia, anche nel settore economico.

Nell'anticipazione, Svimez giudica il 2016 un anno moderatamente positivo per il Sud, il cui Pil è cresciuto dell'1%, più che nel Centro-Nord, dove è stato pari a +0,8%.

Ciò è dovuto in particola modo ai seguenti motivi:

- recupero del settore manifatturiero, cresciuto di oltre il 7% nel biennio 2015-2016, e del +2,2% nel 2016;
- ripresa del settore edile (+0,5% nel 2016);
- positivo andamento dei servizi (+0,8% nel 2016).

In base alle previsioni, secondo Svimez, quest'anno il Pil dovrebbe aumentare dell'1,1% al Sud e dell'1,4 % nel Centro-Nord. Nel 2018 l'aumento del prodotto interno lordo sarà dello 0,9% nel Mezzogiorno e dell'1,2% al Centro Nord.

In controtendenza con la media nazionale, il principale motore della crescita meridionale nel 2017 dovrebbe essere ancora la domanda interna, con i consumi totali che crescerebbero dell'1,2% (quelli delle famiglie dell'1,4%) e gli investimenti al Sud del +2%, oltre ad una crescita occupazionale del +0,6%.

Ma quelli che a prima vista sono da considerare dati incoraggianti, vengono però offuscati dalla considerazione che se il Mezzogiorno proseguirà con gli attuali ritmi di crescita, recupererà i livelli pre-crisi solo nel 2028, cioè 10 anni dopo il Centro-Nord.

Pertanto, ricorda Svimez, "il nodo vero, ancora una volta è lo sviluppo economico nazionale, per il quale il Mezzogiorno deve essere un'opportunità, calibrando l'intensità e la natura degli interventi per il Sud".