La CGIA di Mestre ha avuto l'idea di fare alcune semplici operazioni aritmetiche sui dati ufficiali forniti dall'Istat e dal Governo in relazione a PIL, entrate fiscali e pressione fiscale.

In base ai dati Istat, nel 2014 l'economia non osservata valeva 211,3 miliardi di euro, con un impatto sul PIL pari al 13%. Di quei miliardi, la fetta più grossa spettava al sommerso, quasi 17 miliardi erano da attribuire ad attività illegali, nonostante che - secondo CGIA - in questa metodologia di calcolo "non venga inclusa tutta l’economia criminale, ma solo quelle attività che si compiono attraverso uno scambio volontario tra soggetti economici come, ad esempio, il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione e il contrabbando di sigarette".

L’Ufficio studi della CGIA si è basato sui dati del 2014, gli ultimi disponibili relativi all'economia non osservata, ipotizzandone la stessa incidenza sul PIL per gli anni 2015 e 2016.

La pressione fiscale ufficiale, data dal rapporto tra le entrate fiscali/contributive ed il PIL annuale, nel 2016, al lordo del bonus Renzi, è destinata a scendere al 42,6 per cento.

Togliendo però dal totale della ricchezza prodotta in Italia la quota addebitabile all'economia non osservata che all'erario non fornisce alcun reddito, il PIL diminuisce, il denominatore si riduce e, di conseguenza, la pressione fiscale aumenta.

"Pertanto, la pressione fiscale reale che grava su lavoratori dipendenti, sugli autonomi, sui pensionati e sulle imprese che pagano correttamente le tasse è superiore a quella ufficiale di 6,4 punti: infatti, per l’anno in corso è destinata ad attestarsi al 49%. Anche se in calo rispetto agli anni precedenti, il peso complessivo del fisco rimane comunque ad un livello insopportabile."

Questo è quanto afferma il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo: «Chi fa impresa e si trova a subire un aggravio fiscale che sfiora il 50 per cento fa fatica a reggersi in piedi. Sebbene il Governo Renzi abbia previsto nella nuova legge di Bilancio tutta una serie di misure che vanno nella direzione auspicata, il peso delle tasse rimane ancora eccessivo e del tutto ingiustificato rispetto alla qualità e alla quantità dei servizi pubblici erogati».