L'Istat ci fa sapere che nel terzo trimestre 2017 il tasso di posti vacanti in Italia è pari all'1%, in aumento di un decimo di punto percentuale rispetto al trimestre precedente. L'indicatore cresce di 0,1 punti percentuali nei servizi, raggiungendo l'1,1%, mentre rimane stabile allo 0,8% nell'industria.

I posti vacanti vengono misurati dall'Istat in funzione delle ricerche di personale che alla data di riferimento (l'ultimo giorno del trimestre) sono già iniziate e non ancora concluse. In tale numero sono inclusi tutti i posti di lavoro retribuiti che siano nuovi o già esistenti, purché liberi o in procinto di diventarlo, per i quali il datore di lavoro cerchi attivamente un candidato adatto al di fuori della sua azienda.

Questo dato, sicuramente positivo, sembra però contrastare con le situazioni aziendali descritte dai sindacati. Prendiamo alcuni esempi.

Per Fca di Pomigliano e Nola a settembre 2018 terminerà l'utilizzo del contratto di solidarietà e non sarà più possibile per i circa 3.400 lavoratori fare ricorso ad altri ammortizzatori sociali. Fca aveva detto che nel 2018 tutti sarebbero rientrati a lavorare, ma finora non si sono visti né presupposti né annunci da parte dell'azienda.

Candy, storico marchio italiano nato nell'immediato dopoguerra, ha intenzione di licenziare metà dei suoi 550 dipendenti che adesso lavorano nell'ultimo stabilimento rimasto attivo in Italia.

A questi esempi si potrebbero aggiungere quelli della siderurgia che interessano Genova, Taranto, Piombino o quelli nel settore delle comunicazioni.

L'Istat, però ci dice che nell'industria che licenzia i posti vacanti sono stabili, mentre sono in aumento quelli nei servizi, nonostante che a produrre, in Italia, ci siano sempre meno aziende e lavoratori.

Che dire... evviva le statistiche.