La regione Lombardia, con l'intento di contrastare l'aborto per ragioni economiche, aveva creato ai tempi dell'amministrazione Formigoni il fondo NASKO, rivolto alle madri che pur avendo evidenti problemi economici rinunciavano a interrompere la gravidanza ricorrendo all'aiuto di "consultori familiari pubblici e privati accreditati in collaborazione con i C.A.V. (Centri di Aiuto alla Vita) iscritti nell’elenco regionale". Il sostegno economico prevedeva, in base al reddito, un massimo di 3.000 euro da erogarsi per non più di 18 mesi, suddivisi tra il periodo precedente il parto ed il periodo successivo alla nascita del bambino.

La regione Lombardia ha però di recente sostituito il fondo Nasko con un bonus di sostegno alla maternità, snaturando, in pratica, la finalità di contrasto all'aborto che inizialmente aveva ispirato l'iniziativa.

Questa è la critica di Tea Ceni Longoni, presidente dei C.A.V. di Abbiategrasso, Magenta e Rho, alla regione Lombardia : «Il problema dell'aborto non è economico e il fondo aveva come unico scopo l'incontro con la donna prima della dodicesima settimana (limite legale previsto per abortire, fatta eccezione per altri casi particolari previsti dagli articoli 6 e 7 della legge 194)" e la possibilità di entrare in relazione con lei per aiutarla ad accettare il suo bambino. Non siamo un business, lavoriamo come volontari e il nostro compito non è quello di salvare bambini, ma di permettere alla madre di farlo attraverso uno strumento, donandole uno sguardo nuovo sul figlio».

Per approfondire l'argomento consultare l'articolo pubblicato su La nuova Bussola Quotidiana.