Sabato 17 giugno la Cgil sarà in piazza per protestare contro il ripristino dei voucher reintrodotti dal Governo sotto altra forma e altro nome, dopo averli completamente aboliti, all'interno della manovra correttiva di bilancio la cui approvazione definitiva è prevista al Senato per la prossima settimana.

La mobilitazione organizzata dalla Cgil non riguarda solo i voucher, ma anche la difesa delle regole di partecipazione democratiche dei cittadini.

A settembre 2016 la Cgil ha consegnato le firme per i referendum, molte di più (oltre 1,1 milione per quesito) di quelle richieste per poter adire ad una consultazione e le firme sulla Carta (oltre 1,5 milioni ). A inizio gennaio la Corte Costituzionale ha ammesso due dei tre quesiti referendari, voucher e appalti. Successivamente, il Governo ha definito la data di svolgimento delle votazioni indicandola nel 28 maggio.

Per evitare lo svolgimento del referendum, a metà marzo il Governo decide di emanare un decreto che abolisce i voucher e ripristina la responsabilità solidale nel sistema degli appalti, rispondendo in modo integrale ai quesiti referendari. A fine aprile il Parlamento trasforma il legge tale decreto. A questo punto i referendum diventano inutili e vengono annullati.

Passa un mese, e all’interno della manovra di correzione dei conti pubblici viene inserito e approvato un emendamento che, almeno in parte reintroduce la disciplina sul lavoro occasionale, in alcuni aspetti simile alla vecchia. Il provvedimento passa alla Camera con la fiducia e dovrà essere votato al Senato.

I fatti, pertanto, ci dicono che il Governo ha abrogato una norma con l’unico obiettivo di non far svolgere un referendum e poi subito dopo ne ha creata una nuova pressoché uguale.

Molti politici del Partito Democratico, alzando il mento, stirando gli angoli della bocca verso le orecchie e spalancando gli occhi, cercando di simulare un atteggiamento tra il sorpreso e l'inorridito, hanno subito affermato che questi nuovi voucher non sono la stessa cosa dei vecchi.

Non la pensa così la Cgil che nel nuovo strumento vede molte analogie con il precedente - senza dimenticare l'assoluta mancanza di qualsiasi confronto con le parti sociali - nell’impianto aperto e passibile fra qualche mese di nuove modificazioni; nell’utilizzo permesso ancora una volta anche alle imprese e senza alcun riferimento a cosa si consideri davvero occasionale, cosa che renderà lo strumento per sostituire, a minor costo, forme contrattuali esistenti e con più tutele per i lavoratori; nella possibilità che divenga uno strumento a copertura del lavoro nero più che a suo contrasto; nell’idea di lavoro povero e a basse tutele che c’è dietro questo provvedimento.

Ma il punto centrale di questa vicenda è che si sono lese le regole democratiche, offendendo i valori delle istituzioni pubbliche, mentendo e prendendo in giro i cittadini, negando loro il diritto di esprimersi come previsto dalla Costituzione, senza dimenticare che ciò sta avvenendo nel più completo silenzio di chi, come il capo dello Stato Sergio Mattarella, tali regole dovrebbe far rispettare.

"Davvero possiamo tutti, a prescindere dalle opinioni di merito, accettare che sia proprio la politica la prima a smentire le regole che si è data? Davvero possiamo pensare che i percorsi democratici siano giusti e corretti solo se piegati al volere di qualcuno? O che un precedente di questo tipo non danneggi ancora di più il già fragile rapporto fra i cittadini ed i decisori?" Questo è quanto si chiede la Cgil ed anche, se non soprattutto, in queste domande si trovano le ragioni della manifestazione del 17 giugno. Una manifestazione che chiede rispetto per le regole democratiche, per le istituzioni e le norme condivise della convivenza comune.

L'appuntamento è per sabato prossimo a Roma, alle ore 12, in piazza San Giovanni.