Come spesso ricorda il sociologo e professore di sociologia del lavoro Domenico De Masi nelle sue dichiarazioni pubbliche, il PIL di un paese, oggigiorno, è legato alla conoscenza.

L'Italia, tra i paesi occidentali, è tra quelli cha ha un più basso numero di laureati tra i giovani, sia per motivi pratici quali il numero chiuso per l'accesso ad alcune facoltà sia per la crisi economica che impedisce a molti di potersi permettere di seguire un corso di laurea.

Inoltre, coloro che tra mille difficoltà riescono a completare il loro corso di studi non riescono poi a trovare un lavoro anche pur vagamente correlato alla loro materia. Per questo motivo, dopo che l'Italia ha pagato per la loro formazione, molti di quei laureati vanno a lavorare all'estero dove, nella maggior parte dei casi, vengono accolti a braccia aperte, tanto che, anche con poca esperienza riescono ad ottenere stipendi più che dignitosi.

Va da sé che il PIL del nostro paese è quello che in Europa, e non solo, è tra i più bassi e cresce meno di altri.

In Italia, il problema, in base alla qualità dei ministri attualmente al governo, viene commentato in questi termini. Secondo il ministro degli Esteri Alfano, i laureati italiani che vanno all'estero sono ambasciatori della qualità del nostro paese. Secondo il ministro del Lavoro Poletti, invece, è tutta gente che è meglio perdere che trovare, quasi fossero delinquenti. Ultimamente, però, il singolare ministro del Lavoro ha espresso una nuova tesi: per torvare lavoro in Italia costoro non dovrebbero inviare curricula, ma andare a giocare a calcetto. Tradotto, meglio "raccomandarsi" agli amici e agli amici degli amici che alle proprie competenze. L'Unità, giornale fondato da Gramsci e requisito da Renzi, approva.

Perché questo incipit? Per riportare una notizia che ulteriormente rafforza questo stato di cose e che dimostra che l'Italia, con questa classe politica difficilmente potrà cambiare marcia e indirizzo, rispetto a quello attuale.

In questo caso si parla di ricercatori che un lavoro lo hanno e pure relativo al settore di competenza. Sono i ricercatori dell’INFN, l'Istituto nazionale di fisica nucleare. Sigla poco nota ai più ma che è spesso venuta alla ribalta quando i media nazionali hanno parlato del bosone di Higgs ed esaltato Fabiola Gianotti e Paolo Giubellino, a capo dei più importanti centri di ricerca europei, rispettivamente il Cern di Ginevra e il Gsi di Francoforte. Entrambi sono ricercatori dell'Infn.

Quindi, va da sé che anche uno poco avvezzo alla ricerca possa facilmente intuire che l'Infn sia un istituto di eccellenza e come tale vada "coccolato" in qualsiasi modo, a partire da chi ci lavora. Invece non è così, tanto che i lavoratori hanno convocato per oggi (giovedì 30 marzo) a Roma una manifestazione sotto la sede dell'Istituto (in piazza dei Caprettari), a partire dalle ore 10, in concomitanza della riunione del Consiglio direttivo.

Motivo della protesta? I lavoratori sono in parte precari e vengono pagati con salari da fame. Secondo Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil, «oggi, dopo la riforma degli enti di ricerca (d.lgs 218/2016), gli enti possono programmare le assunzioni, facendo riferimento al loro budget; inoltre, la recente proposta di legge di riforma del pubblico impiego (la cosiddetta riforma Madia) prevederebbe il superamento del precariato nella pubblica amministrazione con una norma specifica.

Peccato che gli organi di governo dell’Infn non abbiano ancora provveduto a convocare i sindacati per avviare un piano di reclutamento che garantisca i lavoratori precari con anni (troppi) di contratti a tempo determinato.

I lavoratori Infn sono i meno pagati nel settore. Già il personale di ricerca italiano è il meno pagato al mondo, ma i dipendenti Infn sono ultimi tra gli ultimi.

Da più di un anno si è in attesa del contratto integrativo 2015 per tecnici e amministrativi, ma l’ente, nonostante abbia firmato la proposta di rinnovo e abbia avuto risposta dai ministeri vigilanti, continua a rimandare la firma definitiva.»

Pertanto, la lezione che si può ricavare da questa piccola vicenda è la dimostrazione, ennesima, di come la classe politica attuale manchi di preparazione e strategia, affidandosi solo alla propria capacità di elargire elemosine di circostanza ad un elettorato di riferimento per mantenere un consenso minimo che consenta di poter ambire | conservare una poltrona che garantisca loro uno stipedio immeritato, proporzionale solo alla loro presunzione e alla loro arroganza.