La politica, forse non solo in Italia ma soprattutto in Italia, non si basa sull'analisi degli argomenti ma sulla possibilità di rinfacciare al rivale di turno un possibile passo falso, un'incongruenza o una distrazione.

È la strategia del tanto peggio tanto meglio che da un paio di decenni accompagna i dibattiti politici del nostro paese e che si sposa bene con la passione del dossieraggio che caratterizza noi italiani.

Durante la scorsa campagna referendaria abbiamo sentito più volte l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi rivolgersi al proprio interlocuotre ricordandogli che un decennio prima la sua posizione in merito ad uno dei tanti punti della riforma costituzionale era del tutto diversa, per dimostrare che adesso aveva cambiato idea e che, pertanto, la sua posizione non era poi così affidabile.

In Italia, non si entra nel merito della questione, ma nel merito della contraddizione. In tal modo, secondo quella che sembra oramai essere diventata prassi comune, si dovrebbe dimostrare o meno la validità di una tesi o di una legge.

Ultimo aggiornamento sull'argomento, il tema voucher. La CGIL ha promosso un referendum dove se ne sostiene l'abolizione, insieme ad altre norme che riguardano il Jobs Act.

Ma poiché adesso si è scoperto che il sindacato pensionati della Cgil paga alcuni pensionati con i voucher, subito è scattata la polemica per dimostrare che lo Spi Cgil è stato colto con le mani nella marmellata e che, per tale ragione, i voucher non possono poi esser giudicati così negativamente.

Per chiarire la situazione, il segretario organizzativo dello Spi Cgil nazionale Attilio Arseni si è visto costretto a diffondere la seguente nota: «Come Spi-Cgil ricorriamo all'uso dei voucher per pagare il servizio ad alcuni pensionati che, uno o due volte la settimana, ci aiutano in prestazioni quasi di carattere volontario; ad esempio fanno accoglienza nelle sedi periferiche.

Si tratta di pagamenti all'incirca di 100 euro al mese che non possiamo versare in nero. Purtroppo i voucher sono gli unici strumenti di cui abbiamo a disposizione. Se, per fortuna, dovessero venire aboliti bisognerà trovare altri tipi di strumenti per remunerare queste prestazioni occasionali.

Inoltre,  il ricorso ai voucher non significa nessuna "legittimazione" e di questa iniziativa ne  abbiamo parlato anche con la Cgil nazionale. Noi siamo e restiamo contrari all'uso dei voucher, che non tutelano in alcun modo i lavoratori sotto nessun punto di vista. La nostra idea non è cambiata, la nostra lotta resta. E stiamo sempre dalla parte dei lavoratori.»

Tra coloro che si sarrano sentiti dispiaciuti della nota vi sarà anche il Governo  e, in particolare, il ministro del Lavoro Poletti che, nel consiglio dei ministri del 29 dicembre, hanno approvato una delibera per la presentazione alla Corte Costituzionale di memorie a favore dell’inammissibilità dei referendum abrogativi presentati dalla Cgil, su cui la stessa Corte si dovrà esprimere ad inizio della prossima settimana.

In passato nessun governo aveva intrapreso una lotta così puntigliosa per rendere e mantenere il lavoro precario, anche il lavoro che precario non era. E per fortuna l'attuale governo è supportato, in prevalenza, da un partito che dice di essere socialista. Non si riesce ad immaginare di che cosa sarebbero stati capaci se, invece di definirsi socialisti, i democratici si fossero definiti liberisti.