AUTOMI

Si “vive” come automi: la massa è ormai una gigantesca macchina, ma pure gli uomini che hanno preservato un minimo di coscienza, sono spesso intrappolati nel congegno, finché non si inceppa. Ogni giorno è una fotocopia di quello precedente, una xerocopia via via più sbiadita: giorni anodini ed insignificanti si susseguono ad altri giorni anodini ed insignificanti. Il “cittadino” medio-basso non si accorge dello stato di schiavitù in cui è imprigionato, anzi, blandito tramite una partita di calcio, il cui risultato tra l’altro è deciso a priori, una birra davanti allo schermo che tutto scherma, infernali vacanze tra granite e vacue gratificazioni, si crede libero, perché ogni tanto è chiamato ad esprimersi per eleggere i peones del Parlamento. E’ quindi una condizione di abbrutimento vissuta come se fosse la migliore delle condizioni possibili.

La minoranza, formata da uomini in cui ancora balugina l’anima, da un lato è costretta ad adattarsi all’inautenticità, dall’altro avverte che l’alienazione di natura socio-economica, è solo il riflesso di un presupposto strutturale: è l’esistenza in sé, come "ex-sistere", ossia “stare fuori”, “essere gettati fuori” ad essere spuria, contraffatta. Comincia allora una ricerca spasmodica per trovare una via d’uscita, anzi una vita d’uscita.