Come era ipotizzabile, dati i legami di molti dei suoi membri, a partire dal presidente Thomas Bach (nella foto mentre sventola la bandiera olimpica), con la Russia e, personalmente, con Putin, il Comitato Olimpico Internazionale ha deciso di non escludere l'intera squadra russa dai prossimi giochi olimpici di Rio de Janeiro.

Ha lasciato la patata bollente nelle mani delle 28 federazioni internazionali di specialità, che dovranno decidere in merito alla partecipazione dei singoli atleti.

Ha, comunque, stabilito delle regole molto stringenti in merito ai requisiti che dovranno essere soddisfatti, affinché sia consentita la partecipazione. Primo fra tutti, quello per cui non sarà sufficiente che un atleta sia risultato negativo ad un test anti-doping eseguito dalla nazione cui l'atleta stesso appartiene, ma saranno necessari "test internazionali", come sono definito nel documento del CIO.

Inoltre, il Comitato Olimpico Russo non potrà iscrivere nessun atleta che in passato sia risultato positivo, anche nel caso in cui abbia già scontato la sanzione prevista.

In pratica, il CIO ha deciso di non decidere, quando mancano solo 12 giorni dall'inizio delle gare. Ora si teme che ci siano molte incongruenze fra l'una e l'altra delle federazioni, alcune delle quali saranno restìe a rinunciare agli atleti russi, soprattutto quando, come nel caso del judo, questi vantano buoni risultati in quella particolare specialità.

Il caso della Russia è nato a seguito di un rapporto della WADA, l'agenzia internazionale anti-doping, del novembre 2015, da cui risultava l'impiego sistematico di sostanze dopanti nell'atletica leggera russa e, a seguito del quale, la federazione internazionale di Atletica, IAAF, presieduta da Sebastian Coe, aveva sospeso la Russia da tutte le competizioni, comprese le olimpiadi di Rio.

Ad aggravare la situazione anche la recente pubblicazione dei risultati di un'indagine condotta dal giurista canadese Richard McLaren, che ha dimostrato l'esistenza di un sistema messo in piedi dalle autorità russe, compresi i servizi segreti, per alterare i risultati dei test anti-doping durante le olimpiadi di Soci.

 

Rapporti di membri del CIO con la Russia
E' impensabile che i rapporti del presidente del CIO, l'avvocato tedesco Thomas Bach (nella foto sopra), vincitore di una medaglia d'oro nella scherma nel 1976, con Vladimir Putin non abbiano influito sulla decisione.

Erano già corse voci che Bach, eletto nel 2013, avesse avuto degli interessi nelle olimpiadi invernali di Soci, insieme al presidente, con il quale è rimasto strettamente in contatto nei tre anni in cui è stato in carica, compiendo anche molti viaggi in Russia.

Inoltre, Bach è attualmente presidente del collegio dei sindaci revisori della Weinig, un'azienda tedesca per la produzione di macchine per la lavorazione del legno, che vanta una forte presenza in Russia, con la sede centrale a Mosca e vari uffici sparsi in tutto il paese.

Un altro membro del comitato esecutivo del CIO, l'irlandese Patrick Hickey. sta cercando da tempo di persuadere il governo russo ad ospitare i giochi Europei del 2019, dopo che il loro criticatissimo debutto in Azerbaijan lo scorso anno ha indotto l'Olanda alla rinuncia.

La Stepanova non potrà partecipare alle gare
Il CIO ha deciso anche di "farla pagare" a Yuliya Stepanova, colei che aveva rivelato quanto stava accadendo nell'atletica russa. Le è stato negato di gareggiare sotto una bandiera neutrale, perché questa è un'eventualità non prevista dai regolamenti.

Sono state addotte, inoltre, motivazioni di natura etica, rilevando che la Stepanova aveva anch'essa fatto uso di sostanze dopanti per cinque anni e si era decisa a parlare quando, risultata positiva ad un controllo, non aveva più goduto delle coperture della sua federazione.

Questa decisione è stata aspramente criticata, perché potrebbe indurre altri atleti intenzionati a rivelare comportamenti illegali all'interno delle loro federazioni a ripensarci.