Si allarga l'inchiesta sulla corruzione nel calcio inglese condotta dal quotidiano inglese Daily Telegraph, che ha portato alle dimissioni del CT della nazionale Sam Allardyce e che ora coinvolge anche otto allenatori di squadre della Premier League.

Come noto, l'ormai ex-allenatore dell'Inghilterra era stato contattato da giornalisti spacciatisi per emissari di una società estremo-orientale, che intendeva "investire" nel calcio inglese, fungendo da intermediaria nella compravendita di calciatori. Una pratica, quella della TPO (Third Party Ownership) vietata dalla Federcalcio inglese già dal 2008 e dalla Fifa a partire dallo scorso anno.

Allardyce (foto sopra) è stato ripreso in un video mentre si dice disposto a fornire una consulenza sul modo in cui aggirare questa norma, firmando un contratto che gli assicura una parcella di 461.000. Nell'occasione si è lasciato andare anche ad apprezzamenti non proprio cortesi nei confronti del suo predecessore, Roy Hodgson, deriso per il suo eloquio, e a critiche alla federazione per il rifacimento di Wembley. Il suo allontanamento era inevitabile.

Il Daily Telegraph ha continuato l'indagine sul calcio d'oltremanica e ha scoperto che ben otto fra allenatori e ex-allenatori di squadre della Premier League, dei quali per il momento non vengono fatti i nomi, hanno intascato tangenti per il trasferimento di calciatori. Una nuova gatta da pelare per la federazione.

A rivelare come nel calcio inglese tutto o quasi avvenga sottobanco è stato un esperto del settore, con una lunga esperienza alle spalle, e forse non causalmente un italiano: Pino Pagliara (nella foto).

Pagliara, alcuni lo ricorderanno come collaboratore di Luciano Moggi, che lo nominò "uomo della Juventus" in Inghilterra, grazie anche al suo ottimo inglese, dovuto alla lunga permanenza in Nuova Zelanda. In questa veste fu lui a gestire il trasferimento di Ravanelli al Middlesbrough e quello di Zola al Chelsea.

All'onore delle cronache è balzato nel 2005, quando, dirigente del Venezia, la polizia lo fermò con una valigetta contenente 250.000 euro, destinati a truccare una partita con il Genoa. Sospeso per cinque anni, se ne tornò in Inghilterra a fare il procuratore.

Ai giornalisti, anche questa volta presentatisi sotto mentite spoglie, Pagliara ha detto di essere rimasto stupito dal grado di corruzione diffusa nel calcio inglese, superiore addirittura a quella del calcio italiano. Il che è tutto dire.

Durante la conversazione avvenuta in un ristorante italiano, il San Carlo di Manchester, che sembra essere una meta obbligata per chi lavora nel mondo del pallone, e ripresa anche questa volta in un video, Pagliara racconta dell'avidità di molti allenatori, che, pur avendo ingaggi di vari milioni all'anno, pretendono tangenti dai procuratori per chiedere o semplicemente accettare il trasferimento di un calciatore nella loro squadra.

Un allenatore molto famoso è solito chiedere quello che il quotidiano inglese chiama "a little coffee" e che noi tradurremmo con "un caffettino", un'espressione tipicamente italiana, che lascerebbe pensare che possa trattarsi di un connazionale, considerando anche che Pagliara dice di conoscerlo molto, molto bene. Un altro, invece, è ben organizzato e le tangenti se le fa pagare direttamente su un conto offshore.

Un altro ancora è solito prendere tangenti direttamente dai calciatori per far avere loro stipendi più alti. Pagliara racconta che tre calciatori andavano ogni mese dall'allenatore e gli versavano 4.000 sterline ciascuno, perché grazie a lui il loro ingaggio settimanale era passato da 10.000 a 12.000 sterline. Otto mila sterline in più al mese, di cui facevano a metà con l'allenatore.

Il Daily Telegraph, pur non facendone i nomi, ha contattato gli allenatori menzionati da Pagliara, che hanno naturalmente tutti negato ogni addebito. Lo stesso Pagliara ha detto di essersi inventato tutto, in base a dei "sentito dire", per far colpo sui falsi emissari dell'inesistente società asiatica e assicurarsi un ricco contratto.

E' probabile che già nei prossimi giorni si venga a conoscenza dei nomi. La curiosità è tanta.