Vladimir Putin ha firmato le misure anti-terrorismo approvate venerdì scorso dal parlamento russo. Si tratta di una legge estremamente repressiva, destinata, come hanno affermato attivisti per i diritti umani e lo stesso Edward Snowden che l'ha ribatezzata "Big Brother law", a privare i cittadini della loro libertà personale e della loro privacy.

La legge, chiamata anche legge Yarovaya, dal nome di colei che ne è stata l'autrice, Irina Yarovaya, ex-procuratore ed ora parlamentare di Russia Unita, il partito di Putin, vuole essere una risposta decisa alla bomba che ha abbattuto l'areo di linea russo in volo sopra l'Egitto, lo scorso mese di ottobre.

D'ora in avanti in Russia sarà considerato un crimine non informare le autorità, qualora si venga a conoscenza della pianificazione di atti terroristici, rivolte armate e dirottamenti. Manifestare sostegno su Internet a qualsiasi forma di terrorismo comporta una pena che può arrivare fino a sette anni di carcere.

Gli operatori di telefonia e i provider di Internet sono tenuti a conservare per sei mesi la registrazione di tutte le comunicazioni (conversazioni telefoniche e posta elettronica) ed hanno l'obbligo di collaborare con i servizi segreti per la decodifica di eventuali messaggi criptati. Questo vale anche per servizi quali Facebook e Telegram. A questo va aggiunto che gli impiegati delle poste sono tenuti ad esaminare il contenuto delle spedizioni.

Nel firmare la legge, Putin ha invitato il governo a collaborare con le società di telecomunicazioni per aiutarle a sostenere i costi richiesti dall'archiviazione di un'enorme mole di dati.

E' stata usata la mano pesante anche nei confronti di manifestanti ed oppositori del Cremlino. La pena massima per reati di estremismo, un'accusa rivolta anche contro molti di coloro che hanno usato i social per criticare l'intervento della Russia in Ucraina, è stata portata da quattro ad otto anni. Rimanendo nell'ambito dei social, invitare persone a prendere parte a manifestazioni di protesta è diventato un crimine punibile con una pena fino ad un massimo di dieci anni.

Attività di proselitismo sono consentite solo ad appartenenti a gruppi religiosi autorizzati, cosa che ha provocato le proteste dei Testimoni di Geova, che, in quanto pacifisti, si vedono penalizzati da una legge rivolta alla repressione di atti di violenza.