Il presidente Donald Trump, in difficoltà per quanto riguarda la politica interna con il fallimento della riforma sanitaria a cui si aggiungono le incertezze relative a quella sulla nuova politica fiscale, per non parlare della spada di Damocle giudiziaria dell'inchiesta Russiagate, punta tutte le sue carte sulla politica estera.

Dopo aver concluso un interminabile viaggio in Asia, ha pensato bene di ricattare l'OLP chiudendo il suo ufficio a Washington se non avvierà dei negoziati con Israele nei prossimi 90 giorni e, naturalmente, ha ripreso ad occuparsi della Corea del Nord, nonostante che ultimamente da Pyongyang siano di molto diminuite provocazioni e minacce.

E così questo lunedì Trump se ne è uscito dichiarando di aver incluso la Corea del Nord tra le nazioni sponsor del terrorismo, giustificando così per gli Stati Uniti la possibilità di imporre sanzioni supplementari contro Pyongyang perché continua a perseguire i suoi obbiettivi di armamento nucleare.

Ed in seguito a tale motivo, il presidente Usa ha detto che martedì il dipartimento del Tesoro annuncerà quali sanzioni saranno applicate alla Corea del Nord.

Ai giornalisti riuniti alla Casa Bianca, Trump ha dichiarato che «oggi, gli Stati Uniti hanno classificato la Corea del Nord come Stato sponsor del terrorismo - aggiungendo che - ciò sarebbe dovuto accadere già molto anni fa.» Naturalmente, ogni riferimento all'ex presidente Obama è assolutamente voluto.

Da ricordare, infine, che Donald Trump non ha fornito quali fossero le prove in base alle quali gli Stati Uniti abbiano potuto stabilire che la Cora del Nord, ripetutamente, abbia fornito un supporto diretto ad atti di terrorismo internazionale. Ma per Trump queste sono bazzecole.

Come le stesse sanzioni aggiuntive con cui punire quel Paese, visto che, altre possibilità non rimangono se non ridurre ulteriormente le forniture di greggio, ovviamente con pesanti conseguenze sulla popolazione e non certo sul regime di Kim Jong Un.