Mercoledì si è svolto l'incontro tra alcuni membri dell'amministrazione Trump e i senatori, inusualmente convocati alla Casa Bianca per essere aggiornati sulla situazione in Corea del Nord.

Presenti all'incontro, il Segretario di Stato Rex Tillerson, il Segretario alla Difesa Jim Mattis, il Direttore dell'Intelligence Nazionale Dan Coats ed il comandante in capo delle operzioni nel Pacifico ammiraglio Harry Harris.

Per l'amministrazione Trump la Corea del Nord rappresenta una minaccia urgente alla sicurezza nazionale e, pertanto, una priorità nella politica estera.

Nonostante gli ultimi avvenimenti abbiano fatto pensare che gli Stati Uniti volessero far ricorso all'uso delle armi, non è stata esclusa l'opzione diplomatica per riuscire nell'intento di denuclearizzare la penisola coreana.

In pratica, la Corea del Nord - secondo gli USA - dovrebbe rinunciare a qualsiasi attività di espansionismo militare in relazione all'armamento nucleare e balistico, pena l'inasprimento delle sanzioni economiche già in corso.

La Cina, ha gà interrotto l'acquisto del carbone nord coreano, unica fonte con cui il paese alimenta la bilancia del proprio commercio con l'estero.

Ma, come il segretario di Stato Tillerson ha già anticipato, gli Stati Uniti chiederanno già questo venerdì al Consiglio di Sicurezza dell'ONU un inasprimento delle sanzioni nei confronti di Pyongyang. Inasprimento che dovrebbe includere un embargo petrolifero, il divieto di volo (fuori dai confini nazionali) per la compagnia di bandiera nord coreana, il controllo sistematico delle navi da carico da e verso la Corea del Nord e sanzioni contro banche (cinesi) che consentissero transazioni con Pyonyang.

Sanzioni che, se venissero aplicate, potrebbero anche essere interpretate come una provocazione ed una vera e propria dichiarazione di guerra. Per questo, l'opzione militare va avanti e prosegue di pari passo sia via terra, con l'installazione del sistema anti missile THAAD a sud di Seul e l'avvicinamento del gruppo navale da battaglia che fa capo alla portaerei Carl Vinson.

Da parte della Corea del Nord, il ministro degli Esteri ha già dichiarato che il suo paese non accetterà mai di abbandonare il proprio programma nucleare e il solo poterlo pensare equivarrebbe a "spazzare il mare con una scopa".

Se queste sono le premesse per un dialogo, non è fuori luogo supporre che gli Stati Uniti cerchino un pretesto che porti la Corea del Nord ad una reazione militare che consenta agli USA di giustificare un attacco di fronte alla comunità internazionale.

Se si dovesse riportare su un barometro quanto sta accadendo nei pressi della penisola coreana, l'ago segnerebbe brutto tempo.