Oggi sul Corriere è stata pubblicata un'intervista a Matteo Renzi fatta da Maria Teresa Meli, la candidata, pare, a sostituire Giannini alla conduzione di Ballarò su Rai 3.

Anche senza far dietrologie, la giornalista del Corriere non sembra voler approfondire i temi, facendo così sembrare le numerose domande, più che un'occasione per conoscere le motivazioni di Renzi, l'ennesima occasione per un'autocelebrazione della bontà dei suoi provvedimenti e della sua politica.

Ma questo lo sapevamo già. Renzi è bravissimo mentre gli altri sono degli incapaci. Renzi è il nuovo, mentre gli altri sono il vecchio. Renzi lavora per lo Stato mentre gli altri lavorano per la poltrona. Insomma, il solito racconto.

Facciamo qualche piccolo esempio. Alla domanda se il risultato delle elezioni locali possa avere delle ripercussioni sul Governo, Renzi fa sapere che in «nessun Paese del mondo civile fa così. Si rassegnino: le elezioni amministrative sono un passaggio locale. Utili tutte le riflessioni sociologiche di questo mondo. Ma che vada in un modo o in un altro stiamo parlando di episodi territoriali, non di un voto nazionale.»

Renzi pensa davvero che il voto alle comunali che riguarda la maggior parte delle principali città italiane, definite episodi territoriali, non possa influire sul suo Governo? I parlamentari che ad oggi gli consentono di avere la maggioranza sono stati eletti su un programma elaborato da una corrente di partito che adesso è minoritaria. Ma se loro sono migrati in massa dalla parte di Renzi, lui pensa davvero che costoro continuino a garantirgli la fiducia quando lui, nelle urne, non potrebbe più garantir loro la poltrona? È una domanda che non avrà risposta perché l'ottima giornalista del Corriere si è dimenticata di farla.

Sul referendum costituzionale, Renzi ha fatto la solita ennesima tirata di come migliorerà il paese una volta che verrà approvato anche grazie all'abbinamento della nuova legge elettorale. Anche in questo caso nessun chiarimento da parte della Meli sui molti punti deboli della riforma costituzionale e della nuova legge elettorale. Anche in questo caso, coninueremo a conservare i dubbi su entrambe le leggi di Renzi.

Casualmente riusciamo ad avere qualche delucidazione in più su cosa sia per Renzi la sinistra, con la domanda sulle capacità di attrazione del PD di quell'elettorato: «Chi non ci vota più per colpa mia non mi accusa di aver cambiato troppo nel Pd. Mi accusa di aver cambiato troppo poco. Mi accusano di aver mediato fino allo sfinimento con tutte le correnti e le correntine del Pd. Ogni giorno ho cercato di mediare, di discutere, di tenere buoni tutti. Dobbiamo cambiare di più, non di meno».
In pratica, sembra che per Renzi il PD sia ancora troppo un partito di sinistra.

A parte le numerose domande cui Renzi non risponde, anche perché nessuno vuole oppure riesce a porle, questa intervista è l'ennesima riprova che per il presidente del Consiglio esiste solo l'autocelebrazione e non certo l'analisi. Le critiche sono solo l'occasione per affermare che un problema non conta oppure che è solo propaganda delle minoranze e delle opposizioni.
Ma tutto questo era già noto.