Tra i molti sogni di Gerard Kitchen O'Neill vi era quello di colonizzare lo spazio ed una parte dei suoi studi fu dedicata a realizzare moduli abitativi che avrebbero poi dovuto essere alimentati tramite energia solare, fonte di approvvigionamento energetica inesauribile.

Le sue città orbitali avrebbero dovuto anche provvedere a fornire energia per la Terra attraverso la messa in opera di specchi solari in grado di reinviare i raggi verso delle centrali recettrici presenti sul nostro pianeta.

Nel 2020 dovrebbero partire i primi test per mettere in pratica questa idea che porterebbe sulla terra una fonte di energia pulita e inesauribile, che potrebbe entrare in esercizio addirittura intorno al 2030.

Dei satelliti dotati di celle fotovoltaiche si occuperanno di generare energia elettrica che verrà poi inviata sulla Terra dopo esser stata convertita in microonde e laser. Un progetto a cui diversi centri di ricerca negli Stati Uniti, in Europa, Giappone e Cina stanno ormai lavorando da tempo.

La trasmissione di energia senza fili, seppure su distanze molto ridotte, è stata sperimentata con successo già due anni fa in un esperimento condotto da scienziati Giapponesi dell'Agenzia di esplorazione spaziale giapponese (JAXA).

Secondo Giovanni Campaniello, fondatore ed amministratore unico di Avvenia, la trasmissione di energia dallo spazio «oggi diventa fattibile grazie al potenziamento dell'efficientamento energetico delle cellule fotovoltaiche spaziali, il cui rendimento è aumentato notevolmente negli ultimi anni, passando dal 5% degli anni 50 al 32% di oggi, mentre un insieme di specchi correlati ulteriormente efficientati può far crescere questo rendimento al 54%.»

Molti sono ancora gli ostacoli per l'attivazione di questa tecnologia, e tra questi il problema dei pesi, relativi soprattutto ai giganteschi specchi fotovoltaici. A suo tempo si parlava di 81 mila tonnellate di apparati tecnologici da mettere in orbita, per un costo proibitivo di 4 mila miliardi di dollari.

Ma su questo problema sta lavorando l'Università della California, insieme alla Northrop Grumman, società legata al Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, che si è lanciata in un programma triennale con un budget di 17,5 milioni di dollari.

Che il progetto di acquisire energia dallo spazio possa avverarsi entro il 2030 o il 2050 è un fattore relativo. Quello che conta è che il percorso è ormai tracciato e che questa nel futuro possa diventare una fonte concreta di approvvigionamento energetico è quasi certo.