In un comunicato rilasciato il giorno di Santo Stefano, il Monte dei Paschi di Siena  ha riassunto le ultime vicende che l'hanno vista protagonista.

Dopo aver preso atto che l'ennesimo, disperato, tentativo di recuperare dal mercato i 5 miliardi per l'aumento di capitale, il 23 dicembre MPS "ha inviato alla BCE un’istanza di sostegno finanziario straordinario e temporaneo per l’accesso alla misura della ricapitalizzazione precauzionale".

Nello stesso giorno, "la Banca ha inviato alla Banca d’Italia e al Ministero dell’Economia e delle Finanze un’istanza per ammissione alla garanzia dello Stato di cui all’art. 7 del Decreto Legge n. 237, approvato dal Consiglio dei Ministri il 23 dicembre 2016, e quindi per ottenere la possibilità di emettere ulteriori passività garantite dallo Stato."

Come comunica lo stesso MPS, la Banca,  a stretto giro, ha ricevuto dal ministero guidato da Padoan due lettere inviate in precedenza al ministero dell'Economia dalla BCE. Da Francoforte si afferma la sostenibiltà dell'operazione di salvataggio da parte dello Stato, ma si aggiunge anche che la quantità di denaro necessario per l'aumento di capitale non è più 5 miliardi, ma 8,8!

Per la BCE "i risultati dello stress test del 2016 hanno registrato uno shortfall, solo nello scenario avverso, nel parametro del CET 1 fully loaded a fine 2018 pari a -2,44%, da mettersi in relazione con una soglia dell’8%; tale shortfall si traduce, secondo ECB, in un fabbisogno di capitale di Euro 8,8 miliardi, comprensivo di tutte le componenti dei fondi propri così come previsti dalla normativa vigente."

Perché la BCE ha, in pratica, richiesto che l'aumento di capitale venga quasi raddoppiato? Sempre secondo la BCE, "la posizione di liquidità della Banca ha subito un rapido deterioramento tra il 30 novembre 2016 e il 21 dicembre 2016, come evidenziato dal calo significativo della counterbalancing capacity (da EUR 14,6 miliardi a EUR 8,1 miliardi) e della liquidità netta a 1 mese (da EUR 12,1 miliardi, pari al 7,6% del totale delle attività, a EUR 7,7 miliardi, pari al 4,78% del totale delle attività)".

Quindi, gli altri quasi 4 miliardi richiesti per l'aumento sono dovuti a questa valutazione? Ma se MPS fosse riuscita a raccogliere i soldi sul mercato, che cosa sarebbe accaduto? Si sarebbe richiesto subito un nuovo aumento di capitale?

Che cosa stia accadendo non è chiaro neppure allo stesso MPS che ha comunicato di aver "tempestivamente avviato le interlocuzioni con le Autorità competenti al fine di comprendere le metodologie sottese ai calcoli effettuati da BCE prima di dare corso alle misure di ricapitalizzazione."

Quello che comunque è evidente è che i 20 miliardi stanziati dallo Stato per intervenire sulle banche in difficoltà sono da considerare già quasi per metà assegnati ad MPS. I rimanenti 11 miliardi saranno sufficienti per altri eventuali  interventi?

Inoltre, c'è anche da chiedersi perché questo tipo di intervento da parte dello Stato non sia stato fatto un anno fa, a partire dalle 4 banche locali cui invece è stata applicata la procedura di bail in? Oggi, oltre ai soldi stanziati che potrebbero non essere sufficienti, ci sono da aggiungere le carenze di liquidità del fondo Atlante che doveva farsi carico degli NPL e l'irritazione, per usare un eufemismo, degli obbligazionisti retail di Banca Etruria e delle altre banche locali che ancora non hanno visto il becco di un quattrino rispetto alle promesse loro fatte e hanno registrato solo una disparità di trattamento con gli obbligazionisti retail di MPS.

Ma siamo proprio sicuri delle qualità tecniche di chi è a capo del ministero dell'Economia?