«Guarda che non te l'approvo». Risposta: «E a me che importa?» Non si sono detti proprio questo Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), e Pier Carlo Padoan, ministro delle Finanze, ma il presunto dialogo riassume la sostanza dell'argomento che riguarda la prossima legge di stabilità ovvero la previsione di bilancio dello Stato per il 2017.

L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) è un organismo indipendente costituito nel 2014 con il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee. L’Upb contribuisce ad assicurare la trasparenza e l’affidabilità dei conti pubblici, al servizio del Parlamento e dei cittadini.

E, soprattutto, è da ricordare che L’Upb è stato costituito in attuazione delle normative europee sulla nuova governance economica ed è, se non un aiuto, almeno un indicatore per la Commissione UE che deve valutare e validare le previsioni dei singoli paesi.

Quindi, il Governo presenterà questo fine settimana il proprio bilancio di previsione per l'anno a venire, senza aver ricevuto l'ok sui conti dall'Upb.

Ma che cosa prevede la manovra? In dettaglio bisognerà attendere il prossimo 15 ottobre, giorno in cui verrà varata dal Consiglio dei ministri. Al parlamento sarà presentata all'inizio della settimana seguente.

Qualcosa di certo è comunque conosciuto. La spesa dello Stato sarà per il 2017 di 24,5 miliardi. La maggior parte di questi, 15 per l'esattezza, servirà ad impedire che scattino le norme di salvaguardia, come l'aumento dell'Iva, a copertura delle mancate entrate del 2016 dovute alla precedente previsione di bilancio troppo ottimistica.

Rimangono 9,5 miliardi che verranno suddivisi tra aumenti di salario legati alla produttività e rinnovo dei contratti, spese per l'università e la ricerca, la scuola ed il ripristino dei danni causati dal terremoto. Ad altre voci saranno destinati 1,2 miliardi.

Se indicare come si spendono i soldi sono buoni tutti, è più complicato dimostrare da dove questi soldi possano arrivare. Lì è il nodo e su questo il Governo è apparso alquanto fumoso. Le uniche voci certe e al tempo stesso molto incerte riguardano spending review e deficit.

La spending review è una specie di lanterna magica di tutti i governi da qualche anno a questa parte e serve, lo hanno capito tutti, a far quadrare i conti e ad allungare una coperta sempre troppo corta. Che poi nell'anno si ottengano realmente i risparmi indicati non è mai accaduto.

Alla voce spending review, molto ballerina, Renzi e Padoan hanno aggiunto anche la voce deficit. Al di là di quello che sono regole e indicazioni dell'UE, il Governo si prenderà quasi 6 miliardi e mezzo che spenderà senza avere copertura. Lo hanno deciso loro, presidente del Consiglio e ministro delle Finanze: le voci terremoto, migranti e scuola saranno quelle a cui tale fondo verrà destinato. Sempre che l'Europa lo permetta.

Il nodo è il Pil. Infatti, secondo il Governo, le misure indicate nella manovra potranno generare nel 2017 un Pil dell'1%. Ciò consentirebbe all'Italia di rientrare, più o meno, nel rapporto deficit/Pil concordato con l'Europa. Ma, secondo l'Upb, il Pil indicato è troppo ottimistico e, di conseguenza, l'Italia non potrebbe rientrare nelle regole concordate con Bruxelles. Pertanto, la manovra dovrebbe essere rivista.

Il Governo, per bocca di Padoan, ha risposto con quello che in tempi passati sarebbe stato riassunto con un sintetico "me ne frego". Rimane da vedere che cosa dirà la Commissione UE cui spetta l'ultima parola e alla cui decisione l'Italia dovrà in ogni caso attenersi.