Nel 2015 il film Virunga è stato candidato al Premio Oscar come miglior documentario, congiuntamente ad altre candidature per importanti riconoscimenti  internazionali.

Per chi non lo avesse ancora visto, lo consiglio vivamente, perché,  pur essendo una storia vera e dura, è una storia che commuove, e nello stesso tempo ci da speranza, non sempre il male trionfa sul bene.

Virunga è il nome del parco nazionale, nella Repubblica Democratica del Congo, parco naturale di 7.800 km², patrimonio dell'umanità dell'Unesco, il primo parco costituito nel continente africano.

 Il film racconta di come le guardie forestali del parco siano impegnate a proteggere gli ultimi gorilla di montagna  dai bracconieri, in quanto quest'ultimi, oltre all'interesse economico per la vendita dei piccoli dei gorilla, uccidendoli  viene a decadere il motivo nel proteggere il parco.

il parco è ricco di petrolio e richiama l'interesse di una compagnia petrolifera britannica,  per lo sfruttamento del sottosuolo, e per raggiungere il proprio scopo sembra che abbia avuto l'appoggio dei ribelli (M23) in guerra con il governo del Congo.

Questa storia è molto significativa di come va il mondo, è l'emblema dell'imbecillità dell'uomo (di qualunque colore sia) dove i miopi interessi di pochi hanno il sopravvento sull'intelligenza, non capendo che questo mondo è il solo posto dove abbiamo la possibilità di vivere (almeno per ora,  se mai ce ne saranno altri che ci possano ospitare) e distruggendolo, distruggiamo anche noi stessi.

Del resto, le contraddizioni del genere umano affiorano in questi anni.

 Da una parte stiamo subendo nel nostro paese, un esodo biblico dall'Africa, con conseguente impatto economico a carico della comunità per gli ingenti costi  (si parla di 4,5 MLD di Euro annuali) che il governo italiano deve stanziare per la gestione dell'accoglienza. Oltre al disagio che crea per i rapporti della nostra gente con popolazioni di altra cultura, religione e lingua e tutti i problemi che ne conseguono.

Dall'altro lato abbiamo le multinazionali, in nome del loro puro ed egoistico interesse,  che credono di avere carta bianca, in un continente come l'Africa, nel peggiorare le condizioni di vita dei popoli autoctoni e distruggendo  irreversibilmente il loro ambiente. Con la perforazione petrolifera, oltre alla perdita di un habitat incontaminato, ricco di una flora unica al mondo e di minerali, si deve tenere conto dell'estinzione della fauna, rappresentata soprattutto, in questo caso,dai gorilla di montagna, patrimonio unico mondiale.

 E mentre si estrae il petrolio, e tutti i benefici  finiscono nei conti cifrati dei soliti noti, il territorio sfruttato non diventa come il deserto (perché li c'è vita), ma diventa come una  desolante e putrida landa, senza più  nessuna speranza di futuro di vita per gli indigeni del luogo e, il mondo animale e vegetale.

 Corriamo il rischio, che i nostri gorilla di montagna, una volta estinti, possano una domani essere ricordati alla stregua dei mammut, solo che si potranno ancora apprezzare vedendoli nei documentari.  

Ma quanti Virunga abbiamo nel mondo?

Di questo in Italia, naturalmente,  non si parla, del resto anche noi abbiamo una piccola Virunga in casa nostra.

L' abbiamo in Basilicata, mentre il potere politico riesce a spuntarla anche tramite  i referendum (incredibile! non raggiungendo il quorum!), grazie ad un popolo sterile, svogliato, inutile, insomma stolto, il quale non trova il tempo o la voglia per andare a votare.

Lunga vita ai gorilla di montagna mentre a noi "umani" non so cosa augurare.

 

https://virunga.org/projects/gorilla-protection